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Parole parecchio in libertà

A nome di chi parli?

Il problema dell'autorevolezza tra censura e commedia

Maurizio Crippa

Il pasticciaccio comico delle scuse della Rai (però senza paternità) al presidente dell'Antimafia, il presidente dell’ordine dei blogger, ovvero Carlo Verna. E l’ineffabile Laura Boldrini, che vuole la "rivoluzione culturale", e dunque forse parla a nome di Mao

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Mai la tempestiva intempestività del buon Walter Veltroni fu più illuminante. Ieri al Corriere diceva, a proposito del suo documentario Edizione straordinaria, che è “un grande atto di amore per la Rai, che è un gigantesco patrimonio di storia, competenza, capacità”. Peccato essere stato smentito il giorno prima dall’incomprensibile teatrino Morra-Rai-Annunziata a “Mezz’ora in più”. In cui non si è capito chi avesse competenza a parlare, mentre è apparsa chiara l’attuale incapacità della Rai di avere una linea editoriale e di comunicazione all’altezza della sua storia.

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Mai la tempestiva intempestività del buon Walter Veltroni fu più illuminante. Ieri al Corriere diceva, a proposito del suo documentario Edizione straordinaria, che è “un grande atto di amore per la Rai, che è un gigantesco patrimonio di storia, competenza, capacità”. Peccato essere stato smentito il giorno prima dall’incomprensibile teatrino Morra-Rai-Annunziata a “Mezz’ora in più”. In cui non si è capito chi avesse competenza a parlare, mentre è apparsa chiara l’attuale incapacità della Rai di avere una linea editoriale e di comunicazione all’altezza della sua storia.

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A Nicola Morra era stata preclusa la partecipazione a un programma di Rai 3 per le celebri frasi su Jole Santelli. Decisione del direttore di rete, Franco Di Mare. La settimana dopo Morra è da Annunziata che, prima di intervistarlo, gli legge cinque righe di scuse genericamente “della Rai”, in cui si recita: “La Rai si scusa con il presidente della commissione parlamentare Antimafia, senatore Nicola Morra, per le modalità con cui è stata rinviata la sua partecipazione alla trasmissione ‘Titolo V’”. Rinvio causato da “errori dovuti alla concitazione di quelle ore”. Concitazione. La lettera è presentata genericamente come della Rai, quindi non del concitato direttore Di Mare. Ma neppure del presidente Marcello Foa (di cui s’è fatto filtrare dai soliti informati lo scontento) e dunque forse attribuibile all’amministratore delegato Fabrizio Salini. Dunque chi si è scusato? E perché poi, se per tutta risposta, Morra domenica ha ribadito a proposito delle sue parole: “Eventualmente mi posso scusare se hanno avvertito la sofferenza”. Eventualmente. Ma, soprattutto: quando parla la Rai, chi parla davvero? E a nome di chi?

 

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L’altro che non si sa bene a nome di chi parli è il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, che qualche giorno fa, senza nemmeno aprire un’istruttoria contro un membro dell’ordine che dovrebbe rappresentare, ha sentenziato contro Mattia Feltri, direttore dell’Huffington Post, accusandolo di censura. Forse non sa di che si tratti, e dunque non parlava in nome della legge. E nemmeno dell’Odg, verrebbe da dire, dacché nessun giornalista condannerebbe mai un collega a scatola chiusa. Non contento, Verna  si è poi spiegato, per così dire, nel suo periclitante italiano (“da due giorni sono in una tenaglia fra quelli di cui dispongono il figlio e il padre” non è di certo parlare a nome dell’italiano). Ha scritto: “E’ illimitato il potere del direttore? Anche impermeabile alla critica posto che nessuno può imporre la pubblicazione? Il blog (che ha una natura diversa rispetto a una pagina di giornale, le tecnologie di oggi impongono anche nuove riflessioni sui confini tra i diritti) al di là di policy privatistiche non dovrebbe contemplare una libertà in più per chi ne è stato chiamato ad esserne titolare?”. Forse parlava come presidente dell’ordine dei blogger.

 

Laura Boldrini è un’altra persona di cui non si capisce a nome di chi pretenda parlare. Di Morra, che ha offeso Santelli, i calabresi e i malati oncologici d’ambo i sessi Boldrini ha detto le sue dichiarazioni “sono la quintessenza del sessismo”. Pertanto non parlava a nome dei malati oncologici. Solo malate. Da giorni, imperversa col suo famoso post, in cui annuncia la necessità di una “rivoluzione culturale”. Tipo in Cina. Forse è convinta di parlare a nome di Mao. Ieri si è detta anche a favore della patrimoniale. Dunque non parla nemmeno a nome delle tasche degli italiani.

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