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In memoria di Carla Nespolo

Bellezza della libertà

Ugo Nespolo

L’Anpi e gli anni in Parlamento, l’impegno civile, le chiacchierate, i gatti. Il ricordo di Carla Nespolo del cugino Ugo

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La sera è fredda e piovosa, via Verona nel cuore di Alessandria si sta però curiosamente popolando di persone e di ombrelli sbattuti dal vento. Le luci del cortiletto del civico 102 brillano come fossero lì per dar vita e inaugurare quell’invisibile spazio dello Studio d’Arte che Carla aveva sognato di realizzare. Naturalmente io l’avevo riempito di miei lavori, disegni, quadri, vetri muranesi. Nel buio tra la folla, protetto da un grosso impermeabile beige, compare d’improvviso Edoardo Sanguineti con quel suo viso scavato, gli occhi brillanti, stanco del lungo viaggio da Genova fatto in onore della sua grande amica Carla Nespolo.

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La sera è fredda e piovosa, via Verona nel cuore di Alessandria si sta però curiosamente popolando di persone e di ombrelli sbattuti dal vento. Le luci del cortiletto del civico 102 brillano come fossero lì per dar vita e inaugurare quell’invisibile spazio dello Studio d’Arte che Carla aveva sognato di realizzare. Naturalmente io l’avevo riempito di miei lavori, disegni, quadri, vetri muranesi. Nel buio tra la folla, protetto da un grosso impermeabile beige, compare d’improvviso Edoardo Sanguineti con quel suo viso scavato, gli occhi brillanti, stanco del lungo viaggio da Genova fatto in onore della sua grande amica Carla Nespolo.

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Una festa vera, festa popolare e colta, fatta delle dotte presentazioni di Carla e di Edoardo fino al glorioso finale tra le mure dell’annessa Isola Ritrovata, club rifugio dei migliori cantautori italiani, invenzione con Carla di Ezio Poli e del suo incomparabile talento nel cucinare agnolotti e pesce di fiume, celebrato persino da Edoardo Raspelli. Di Carla in tanti sanno ormai molte cose, ora si sa delle radici delle nostre famiglie fatte di anarchia e di antifascismo, di eroi partigiani e di ostinate ambizioni democratiche nutrite di piccole e grandi battaglie, di rinunce, di qualche fatica e di successi da conquistare giorno dopo giorno.

 

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Carla con lo zio Amino Pizzorno (nome di battaglia Attilio), vice comandante della zona partigiana tra Piemonte e Liguria, io con il nonno Teresio, noto anarchico alessandrino, commissario di sezione durante i grandi scioperi alla Borsalino e mio padre Libero, perseguitato dai fascisti, capace di fuggire a piedi da Lipsia poco prima della totale distruzione della città. Di questo talvolta si parlava con Carla ma con più allegria mi divertivo a provocarla per la sua capacità relativa di parlare il dialetto alessandrino, ricordandole che il confronto con Umberto Eco lo avrei potuto sostenere solo io, e così è sempre stato davvero.

 

Le nostre vite si erano intrecciate ormai da molti anni con viaggi, incontri, lettere e ora mail e sms, sovente anche con scambi di opinioni contrastanti. Accordo totale soltanto per arte e letteratura o per i giochi d’ironia feroce nel mimare personaggi che circolavano intorno a noi nell’improbabile triangolo Alessandria-Torino-Roma. Viaggi misteriosi con la sua incomparabile guida nelle magiche e auliche sale disegnate da Giuliano da Sangallo di Palazzo Madama, sede del Senato, dove lei provava a soddisfare la mia perfida curiosità che pretendeva farmi sedere sullo scranno di Andreotti o chiederle d’incontrare personaggi reciprocamente stimati per voler – perché no! - arrivare molto vicino all’incontro con il Presidente!

 

La sera per via Margutta dove lei abitava nel medesimo palazzo in cui viveva Fellini, proprio a due passi dalla galleria d’arte dove io avevo tenuto la mia prima mostra appena ventenne inaugurata da Renato Guttuso, quella Roma che l’aveva ospitata per anni dal 1975 al 1983 come deputata e come senatrice e dove – mi raccontava – passava intere serate con Rosario Villari e Giulio Carlo Argan a scommettere sulla rapidità di traduzione delle iscrizioni romane su monumenti ed edifici. E poi il suo amore per i gatti di piazza Argentina, da nutrire raccogliendo fondi magari anche svendendo il corredo nuziale – mai usato – della sorella Mariuccia. Gatti grandi, meravigliosi allietavano la sua modesta casa di Alessandria. Ciccio, un leader che superava 10 chili e stazionava timoroso su una mensola dello specchio scontento di scendere per unirsi alla banda dei suoi simili.

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Quando le fu chiesto di assumere il ruolo di presidente nazionale dell’Anpi si mostrò piuttosto timorosa, io la spinsi con tutte le forze ricordandole la sua energia per le battaglie vissute, lotte ambientali come quella contro l’Acna di Cengio o la tutela degli animali o contro la violenza sessuale. Una gioia per me disegnare la Tessera dell’Anpi 2018 e di presentarla nell’affollatissimo salone del Conservatorio di Torino in compagnia di Ilaria Cucchi, Mimmo Lucano e naturalmente lei, che seppe concludere la giornata con una memorabile lectio a proposito della bellezza della libertà, e della gioia difficile e mai banale di lottare contro tutti gli autoritarismi e fascismi.

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