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Il racconto

Roma città sospesa tra mascherine obbligatorie e paura del lockdown

Nuova ordinanza di Zingaretti e cresce l'ansia da Covid. Intanto al posto delle trattorie storiche aprono negozi di protezioni fashion

Simone Canettieri

Tutto appeso, tutto è grave ma non serio. Così la Capitale fa i conti e gli scongiuri contro il ritorno del virus. Tra calcoli politici in Campidoglio e il timore dei commercianti del centro, orfani dei turisti

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“Meno male!”. Nicola Zingaretti (versione governatore del Lazio) ha appena annunciato l’obbligo di “mascherine all’aperto”. E in via dell’Arcione, a 50 metri da Fontana di Trevi, Shane ha un sussulto di gioia. La ragazza vigila su questo negozio aperto da due settimane: La Maska. Personalizzabili, della Roma, di lino e di cotone. E poi con gli Swarovski (69 euro). Il valzer delle mascherine è qui dove prima c’era Gasparone, “trattoria romana dall’ 800”. L’ultima recensione su Tripadvisor: “La cameriera è l’unica cosa che si salva”.

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“Meno male!”. Nicola Zingaretti (versione governatore del Lazio) ha appena annunciato l’obbligo di “mascherine all’aperto”. E in via dell’Arcione, a 50 metri da Fontana di Trevi, Shane ha un sussulto di gioia. La ragazza vigila su questo negozio aperto da due settimane: La Maska. Personalizzabili, della Roma, di lino e di cotone. E poi con gli Swarovski (69 euro). Il valzer delle mascherine è qui dove prima c’era Gasparone, “trattoria romana dall’ 800”. L’ultima recensione su Tripadvisor: “La cameriera è l’unica cosa che si salva”.

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Ma Roma come sta? Si salverà da un possibile nuovo lockdown? “Nel dubbio, se richiudono tutto, vado in campagna in Umbria”, dice un giornalista che può. “Nel dubbio, se richiudono tutto, Virginia rivincerà le elezioni”, dice una vocina in Campidoglio. 

 

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È tutto sospeso, è tutto contagioso. Un cuppolone d’ansia sopra la Capitale.  Seria, ma non grave. Come sempre. Ma c’è. “E con lo stato d’emergenza fino al 31 gennaio: altro che veglione, qui rimaniamo tutti col culo per terra”, mette a verbale Massimo Casanova, europarlamentare della Lega e soprattutto proprietario del Papeete e della discoteca La Villa a Milano Marittima, in trasferta a Roma, prima di raggiungere Matteo Salvini a Catania.

 

Passeggia per le vie di un centro mezzo vuoto. Nei Palazzi c’è la paura dei positivi, fuori dai ristoranti quella dei camerieri che non riescono a buttare dentro i clienti: non ce n’è di turisti. E allora, difendono le fortezze Bastiani, parlando di “cassa integrazione che ancora non arriva: li mortacci”.

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Via delle Coppelle (ritiro notturno dei grillini alcolici con la passione per il karaoke), Armando al Pantheon e il Bolognese. Clima mesto. E’ venerdì, ora di pranzo. Nemmeno da Pastation, mecca dei cronisti alla ricerca di croccanti virgolettati, spunta la criniera argentata di Denis Verdini. Città sospesa o in attesa del week-end? “Niente panico”, dice Alessio D’Amato, assessore regionale alla Sanità del Lazio, doppio personaggione in questa fase. Ha detto no al ritorno in massa dei tifosi all’Olimpico e anche alla presunta tangente da 250 mila euro di Antonio Angelucci, parlamentare ed editore nonché re delle cliniche convenzionate (con la regione). 

 

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D’Amato è il braccio armato anti-covid di Zingaretti. E’ stato lui  a insistere sull’ordinanza che da oggi mette le mascherine a tutti (eccetto i bimbi sotto ai 6 anni). I numeri parlano chiaro: ieri nel Lazio su dodicimila tamponi effettuati si sono registrati 264 positivi (115 a Roma),  5 decessi e 55 guariti. Intanto all’ospedale Spallanzani è stato riaperto l’ex bunker anti al Qaida, destinato ai pazienti covid nel pieno della pandemia. Segno che ci si prepara alla seconda ondata? E come sarà? Nel dubbio, bocche coperte.  Perché comunque è “stupido abbassare la mascherina per parlare”, dice Zingaretti, che se l’è vista brutta.

   

L’aria emergenziale, già annusata, penzola qua e là sugli autobus dell’Atac che tornano a essere semipieni e non pieni. Meno male che c’è la metropolitana, sempre affollata e precaria, a tenere alta la paura. Tutti attaccati, senza pietà.  Come testimoniano i video quotidiani di  “Welcome To Favelas” che insieme al blog “Roma fa schifo” sono i moderni Annales dello sbraco Capitale. Non ci sono termini di paragone con la fase acuta della pandemia dello scorso marzo, ma appena una scuola chiude per uno studente positivo (a Roma sono ventidue gli edifici in lockdown) subito tutto si accelera. E’ tutto sospeso. E intanto più che di fiducia si va di iniezioni contro l’influenza che si potranno fare anche nelle farmacie dell’Urbe e nelle province dell’impero, sempre da ordinanza di D’Amato, il mister Wolf di Zinga. Un tipo che non risponde nemmeno alle chiamate dei suoi colleghi assessori che gli chiedono ragguagli su “cosa sta succedendo”. Aria di stretta nell’ottobrata romana. Senza dire che andrà tutto bene, ma “incrociamo le dita”, dicono a due passi da Fontana di Trevi. Dove ha aperto un negozio di mascherine (la stessa catena ne ha altri tre in centro) ma non si capisce per venderle a chi: non ce n’è di turisti.  

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