Cosmopolitics

Chi ha tradito l'assalto a Capitol Hill? I repubblicani cercano una risposta in diretta tv

Paola Peduzzi

Lo spettacolo a puntate delle auzioni della commissione del Congresso americano che indaga sull'assalto al Campidoglio non è fatto per chi già ha compreso l’eversione di Trump: è per gli altri, per il mondo conservatore che deve dare un peso al disonore

Ieri è andato in onda il secondo episodio delle audizioni della commissione del Congresso americano che indaga sull’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. Il protagonista è stato Bill Stepien, che è stato il capo della campagna elettorale dell’ex presidente Donald Trump: non è un testimone considerato “amico”, perché si era sempre rifiutato di presentarsi di fronte ai deputati. Per di più, Stepien oggi è un consigliere di Harriet Hageman, che si candida alle primarie contro la repubblicana Liz Cheney, che è la vicepresidente della commissione d’inchiesta nonché una dei protagonisti di questo reality. Per questo Stepien è un testimone ancora più rilevante perché permette di definire i contorni del futuro del Partito repubblicano, che poi è quel che davvero si sta discutendo in questi incontri. La stessa Cheney ha stabilito questo principio nel suo discorso di apertura, quando ha detto che Trump potrà passare ma il “disonore” dei repubblicani che lo hanno sostenuto no, quello resta e resterà.

 

I fatti si stanno ricomponendo con i video e le testimonianze, come quella fortissima della poliziotta Caroline Edwards che ha detto che, entrando a Capitol Hill, “scivolavo sul sangue della gente”, ma per dimostrare la “cospirazione sediziosa”, come vuole la commissione, bisogna portare prove sui rapporti diretti tra Trump e i gruppi violenti che hanno portato a termine l’assalto, e queste prove ancora sono da definire. Per questo si tratta soprattutto di una questione politica. I repubblicani dicono che i democratici hanno messo su questo spettacolo a puntate per distrarre l’attenzione dall’inflazione e dall’economia in grande difficoltà, ma all’interno del mondo conservatore è iniziata una specie di conta per capire su quanti cadrà il disonore di cui parla feroce la Cheney.

 

Il Wall Street Journal, che è un giornale di proprietà di Murdoch e che ha sostenuto Trump ma non il suo tentativo di sovvertire l’esito delle elezioni del 2020, sta provando a imporre una linea: è colpa dell’ex presidente, lui è insalvabile, lo era il giorno dopo l’assalto e lo è ancora di più oggi che stiamo scoprendo l’anatomia di tutta questa operazione. Trump ancora oggi sull’unico social che gli è rimasto dice che gli assaltatori del 6 gennaio non erano “una protesta” ma rappresentano “il più grande movimento della storia per Make America Great Again”. E’ Trump che, avendo aizzato la folla in nome di una sua teoria cospiratoria, l’ha tradita e costretta ad agire. Tutti gli altri, a parte proprio quelli che hanno agito per mettere in atto il piano sovversivo e che cadranno con il loro pifferaio magico, possono salvarsi perché anche loro sono stati in fondo traditi: hanno sbagliato a fidarsi, ma questo è un errore perdonabile, tutti nella vita ci siamo almeno una volta fidati della persona sbagliata

 

In America si vota a novembre, quanto e come gli elettori si sentono traditi si capirà lì. Ma questo spettacolo a puntate non è fatto per chi già ha compreso l’eversione di Trump: è per gli altri, per i repubblicani, che devono dare un peso al disonore.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi