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Cosmopolitics

Quanto è difficile essere un ex di Trump

I nuovi avvocati per gestire l'impeachment, il ricollocamento dei dipendenti della Casa Bianca e la forma del circo

L'ex presidente cerca la vendetta a suon di test di fedeltà. La linea difensiva per la messa in stato d'accusa può essere troppo guardinga per lui ma è un bel guaio per i repubblicani

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Per quanto non lo voglia più nessuno, un impeachment fuori tempo massimo che non riuscirà a riassorbire rabbia e risentimento, sta per iniziare il secondo processo contro Donald Trump. Domenica il team legale dell’ex presidente è scoppiato: almeno tre dei suoi avvocati se ne sono andati perché non volevano sostenere la linea di difesa scelta da Trump, cioè che gli sono state rubate le elezioni, e l’assalto al Campidoglio è stato soltanto una conseguenza di questa prima, orrida, imperdonabile violazione (Trump deve rispondere di questo, di aver incitato l’insurrezione del 6 gennaio). Gli avvocati volevano andare sul tecnico: è incostituzionale mettere in stato d’accusa un ex presidente. Ma per Trump il dettaglio era solo un accessorio, vuole la riabilitazione, la vendetta, la conta, vuole che i repubblicani (e gli americani) non vivano giorno senza ricordarsi che lui c’è, lui ci sarà. Poiché i suoi legali non assicuravano la battaglia che Trump voleva, il rapporto si è interrotto, o almeno così hanno raccontato i giornalisti, messi a tacere da un lapidario: questa è l’ennesima delle vostre  fake news. Comunque sia l’ex presidente ha  assunto altri due avvocati, David Schoen e Bruce Castor Jr., ma pare che abbia fatto un po’ fatica a trovarli.

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Per quanto non lo voglia più nessuno, un impeachment fuori tempo massimo che non riuscirà a riassorbire rabbia e risentimento, sta per iniziare il secondo processo contro Donald Trump. Domenica il team legale dell’ex presidente è scoppiato: almeno tre dei suoi avvocati se ne sono andati perché non volevano sostenere la linea di difesa scelta da Trump, cioè che gli sono state rubate le elezioni, e l’assalto al Campidoglio è stato soltanto una conseguenza di questa prima, orrida, imperdonabile violazione (Trump deve rispondere di questo, di aver incitato l’insurrezione del 6 gennaio). Gli avvocati volevano andare sul tecnico: è incostituzionale mettere in stato d’accusa un ex presidente. Ma per Trump il dettaglio era solo un accessorio, vuole la riabilitazione, la vendetta, la conta, vuole che i repubblicani (e gli americani) non vivano giorno senza ricordarsi che lui c’è, lui ci sarà. Poiché i suoi legali non assicuravano la battaglia che Trump voleva, il rapporto si è interrotto, o almeno così hanno raccontato i giornalisti, messi a tacere da un lapidario: questa è l’ennesima delle vostre  fake news. Comunque sia l’ex presidente ha  assunto altri due avvocati, David Schoen e Bruce Castor Jr., ma pare che abbia fatto un po’ fatica a trovarli.

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Gli ex della Casa Bianca stanno penando per trovare una nuova collocazione: a parte i politici, che cercano un riposizionamento complicato all’interno di un Partito repubblicano in guerra civile (Reuters ha fatto uno scoop sull’esodo dei bushiani dal partito), i tecnici e professionisti si ritrovano a imbellettare i loro cv insistendo sulla capacità di lavorare sotto pressione e in perenne emergenza (“crisis management” ovunque). Il marchio trumpiano rischia di essere nocivo per molti, con grande frustrazione di chi ce l’ha addosso: una volta un lavoro alla Casa Bianca ti faceva il re del mercato del lavoro. Ora gli ex sono invece preoccupati e perciò, a questo primo giro da ex anche lui, Trump ha fatto più fatica a trovare avvocati pronti a difenderlo: si narra di telefonate di Trump cui nessuno ha risposto, di trame interne ai repubblicani per abbandonarlo, di dispetti e sassolini tolti che formano montagne.

 

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In ogni caso, due nuovi avvocati sono arrivati (Schoen è stato l’avvocato di Jeffrey Epstein e dice che il suo cliente non si è suicidato, è stato ucciso). Pare però che non abbiano garantito lo show e che la linea di difesa tecnica sia ancora quella predominante: su questo punto, i repubblicani al Senato possono essere convinti a non votare a favore dell’impeachment, sui brogli dell’Arizona è difficile. A ben vedere, questa difesa che Trump considera troppo guardinga è la più maliziosa: il test di fedeltà dei repubblicani sarebbe più semplice se la linea fosse che le elezioni sono state rubate, è sempre meglio dire che l’ex è infrequentabile che ritrovarselo a cena con gli amici. Olivia Nuzzi, imperdibile reporter del trumpismo, ha chiesto agli avvocati fuoriusciti cosa pensano del nuovo assetto. Risposta: sarà un circo. Che è quello che in fondo vogliono tutti gli ex.  

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