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Cosmopolitics

Un assaggio di normalità (senza maglia)

C'è chi rimpiange il trambusto trumpiani, ma con Biden possiamo tornare liberi di dissentire, criticare e storcere il naso. Cinque sfumature di sollievo

Il ritorno alla normalità è un cosa complicata in cui molti vogliono dimostrare di essere in grado di fare opposizione a Biden pur essendo stati anti trumpiani sfegatati e in cui altrettanti vogliono continuare a credere (e a dirci) che ora davvero tutto è possibile

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Capisci che sta tornando la normalità nella politica americana quando sedici senatori democratici e repubblicani organizzano una telefonata con il presidente Joe Biden per dirgli che il suo piano economico di quasi due trilioni di dollari è troppo a favore dei ricchi: i fondi in più devono essere riservati ai meno abbienti.

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Capisci che sta tornando la normalità nella politica americana quando sedici senatori democratici e repubblicani organizzano una telefonata con il presidente Joe Biden per dirgli che il suo piano economico di quasi due trilioni di dollari è troppo a favore dei ricchi: i fondi in più devono essere riservati ai meno abbienti.

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Capisci che sta tornando la normalità quando Mitt Romney, repubblicano anti trumpiano che i democratici hanno iniziato ad amare molto (pur essendo lui quello che nel 2012 disse che il 47 per cento degli americani non avrebbe mai votato per lui, avrebbe sempre preferito un sostenitore dell’assistenzialismo e dello stato-papà come Barack Obama), che critica il piano energetico di Joe Biden, in particolare l’arresto della pipeline Keystone. E’ un danno enorme per l’occupazione e per le zone rurali, ha detto Romney e i titoli sui giornali del tipo “moderati contro Biden” suonano salvifici e liberatori.

  

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Capisci che sta tornando la normalità quando ti perdi in studi e sondaggi sulla cancellazione del debito degli studenti, una questione che a sinistra sembra data per scontata, “il minimo che possiamo fare”, ma non lo è per niente e infatti c’è una distanza enorme – di numeri, di approccio, di realismo – tra quel che dice il presidente Joe Biden, diecimila dollari abbonati per debitore, e quel che propone, tra gli altri, la senatrice Elizabeth Warren, cinquantamila dollari abbonati per debitore: in mezzo ci sono miliardi di dollari, ma anche una visione del mondo che può e deve essere diversa, non soltanto sulla base dell’età anagrafica di chi decide e di chi vota.

  

Capisci che sta tornando la normalità quando viene reso pubblico un altro degli ordini esecutivi di Joe Biden (sono tantissimi, c’era una pila alta sulla scrivania dello studio ovale, e questa  settimana ne arrivano altri, con buona pace di chi dice che l’esercizio del potere tramite ordini esecutivi è roba da dittatori) che dice: “comprate americano”, o meglio: “Il presidente Biden vuole fare in modo che quando lo stato federale spende i soldi dei contribuenti lo fa per comprare prodotti fatti da lavoratori americani e con componenti di produzione americana”. Qualcuno dice che questa cosa è di un nazionalismo invero trumpiano, e che svolta sarà mai questa se il democraticissimo presidente utilizza gli stessi slogan del suo predecessore sovranista? Qualcun altro risponde che difendere l’interesse nazionale non è di destra o di sinistra, è quel che fai per difenderlo che fa la differenza.

  

Capisci che sta tornando la normalità quando i media trumpiani (ex e non, sono tutti a caccia di riposizionamenti) si stanno organizzando per rendere un inferno le conferenze stampa della nuova Amministrazione: per quanto i metodi potranno essere rozzi (e lo saranno), sarà interessante poter vedere lo scontro tra galassie informative che in questi anni hanno perso ogni genere di contatto, perché lì, inevitabilmente, si dovranno dare delle risposte, non vorrete certo che i bideniani si mettano a prendere in giro i giornalisti ostili, o a fare le vocine o le imitazioni come faceva Trump?

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Il ritorno alla normalità è un cosa complicata in cui molti vogliono dimostrare di essere in grado di fare opposizione a Biden pur essendo stati anti trumpiani sfegatati e in cui altrettanti vogliono continuare a credere (e a dirci) che ora davvero tutto è possibile. Già con l’arrivo di Obama dopo il doppio mandato bushiano si era assaporato questo momento di aspettative altissime: fu breve, e il risveglio amaro. Questa volta, complice anche la pandemia che rende tutto di per sé anormale, forse arriveremo prima al punto di equilibrio: liberamente in disaccordo, felicemente in disaccordo con il presidente della normalità, senza dover ogni volta pensare alla tenuta dell’ordine globale e alla salvaguardia della democrazia, senza dover indossare tutto il tempo la maglia del tifoso, che è scomoda.

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