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Election day in America

È l'ora del panico

Se Trump è il disastro che è, perché il distacco da Biden non è abissale? Paure, fantasmi e uno spot sulla calma

Paola Peduzzi

Si aprono i seggi e tutti gli spettri che pensavamo rimossi si incrociano davanti agli occhi, in sottofondo si sentono i clacson dei cortei di Donald Trump, la colonna sonora delle ultime ore, assembramenti vocianti e sfacciati che non potrebbero esserci e invece ci sono, e urlano forte

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Abbiamo visto le lunghe file ai seggi (100 milioni di voti già dati), abbiamo letto le dichiarazioni degli under 30 sull’urgenza del voto, abbiamo guardato la curva del contagio da coronavirus e l’abbiamo incrociata con le curve dei sondaggi stato per stato, abbiamo studiato dove, come e quando si contano i voti via posta, abbiamo letto i ritratti di Joe Biden e della sua “decency”, abbiamo confrontato le foto di Melania Trump con la sua sosia, e certo, abbiamo visto il bullismo di Barack Obama sotto il canestro. Ora possiamo andare nel panico in pace. Si aprono i seggi e tutti gli spettri che pensavamo rimossi si incrociano davanti agli occhi, in sottofondo si sentono i clacson dei cortei di Donald Trump, la colonna sonora delle ultime ore, assembramenti vocianti e sfacciati che non potrebbero esserci e invece ci sono, e urlano forte (speronano anche gli autobus della candidata vicepresidente dei democratici, Kamala Harris, “il mostro” come la chiama Trump). E’ offensivo quel che fanno i trumpiani, noi tutti qui a chiuderci e richiuderci e tenere l’ansia nascosta dalla mascherina, e loro invece si stringono, applaudono, fanno sentire che ci sono, loro, il loro calore, il loro voto. In questa discrepanza c’è tutto: l’assenza di responsabilità di Trump e dei suoi, che sventolano la libertà come se fosse una proprietà personale e non un bene collettivo, e l’assenza della campagna elettorale di Joe Biden e dei democratici, che per rispetto delle regole sono mezzi scomparsi.  Com’è che, con tutto quello che è accaduto in questi anni, il vantaggio di  Biden non è abissale rispetto al presidente? Avevamo detto che gli elettori “timidi”, quelli che non dicono di votare Trump perché non è socialmente accettabile, non ci sono, se sei trumpiano ne sei orgoglioso, ma forse ancora non stiamo capendo nulla delle dinamiche elettorali proprio come nel 2016?

 
   Ad alimentare il panico è arrivato il sondaggio della vigilia, quello dell’Iowa, quello che nel 2016 disse che Trump era avanti di sette punti e fu accolto con battutine, battutacce, risate – Trump vinse di nove punti. L’istituto che fa il sondaggio si chiama Selzer, dice che Trump è davanti a Biden in Iowa di sette punti anche quest’anno (48 a 41 per cento), quando la media dei sondaggi dà il presidente in vantaggio di due punti percentuali. Non è che in questo scollamento c’è tutto quel che non è stato compreso? I democratici rilasciano dichiarazioni caute, ammettono di essere spaventati e che il loro umore cambia ogni minuto: tendono a non parlare delle tante speranze riposte in Texas visto che sono riprese le lacrime sulla Pennsylvania. I sondaggisti – a partire dal re: Nate Silver – ricordano che Trump ha meno vie per arrivare ai 270 grandi elettori necessari per essere eletti presidente rispetto a Biden, ma ce ne ha: Silver ha messo sull’homepage del suo sito un articolo che sembra un’insegna al neon: “Sono qui per ricordarvi che Trump può ancora vincere”. Alexandria Ocasio-Cortez, star dei democratici che parla ai più giovani e ai più radicali, quelli che non si sentono rappresentati da un uomo moderato e dell’establishment come Biden, dice nei suoi video su Instagram: non dovete condividere tutto, so che non condividete molto anzi, ma pazienza, non è importante il presidente (!), siete importanti voi, votate. Sull’Atlantic Russell Berman ha raccontato come Trump ha “spremuto” nuovi elettori nelle zone rurali per compensare quelli che potrebbero essere passati a votare Biden: sono i margini che contano, si sa.

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Abbiamo visto le lunghe file ai seggi (100 milioni di voti già dati), abbiamo letto le dichiarazioni degli under 30 sull’urgenza del voto, abbiamo guardato la curva del contagio da coronavirus e l’abbiamo incrociata con le curve dei sondaggi stato per stato, abbiamo studiato dove, come e quando si contano i voti via posta, abbiamo letto i ritratti di Joe Biden e della sua “decency”, abbiamo confrontato le foto di Melania Trump con la sua sosia, e certo, abbiamo visto il bullismo di Barack Obama sotto il canestro. Ora possiamo andare nel panico in pace. Si aprono i seggi e tutti gli spettri che pensavamo rimossi si incrociano davanti agli occhi, in sottofondo si sentono i clacson dei cortei di Donald Trump, la colonna sonora delle ultime ore, assembramenti vocianti e sfacciati che non potrebbero esserci e invece ci sono, e urlano forte (speronano anche gli autobus della candidata vicepresidente dei democratici, Kamala Harris, “il mostro” come la chiama Trump). E’ offensivo quel che fanno i trumpiani, noi tutti qui a chiuderci e richiuderci e tenere l’ansia nascosta dalla mascherina, e loro invece si stringono, applaudono, fanno sentire che ci sono, loro, il loro calore, il loro voto. In questa discrepanza c’è tutto: l’assenza di responsabilità di Trump e dei suoi, che sventolano la libertà come se fosse una proprietà personale e non un bene collettivo, e l’assenza della campagna elettorale di Joe Biden e dei democratici, che per rispetto delle regole sono mezzi scomparsi.  Com’è che, con tutto quello che è accaduto in questi anni, il vantaggio di  Biden non è abissale rispetto al presidente? Avevamo detto che gli elettori “timidi”, quelli che non dicono di votare Trump perché non è socialmente accettabile, non ci sono, se sei trumpiano ne sei orgoglioso, ma forse ancora non stiamo capendo nulla delle dinamiche elettorali proprio come nel 2016?

 
   Ad alimentare il panico è arrivato il sondaggio della vigilia, quello dell’Iowa, quello che nel 2016 disse che Trump era avanti di sette punti e fu accolto con battutine, battutacce, risate – Trump vinse di nove punti. L’istituto che fa il sondaggio si chiama Selzer, dice che Trump è davanti a Biden in Iowa di sette punti anche quest’anno (48 a 41 per cento), quando la media dei sondaggi dà il presidente in vantaggio di due punti percentuali. Non è che in questo scollamento c’è tutto quel che non è stato compreso? I democratici rilasciano dichiarazioni caute, ammettono di essere spaventati e che il loro umore cambia ogni minuto: tendono a non parlare delle tante speranze riposte in Texas visto che sono riprese le lacrime sulla Pennsylvania. I sondaggisti – a partire dal re: Nate Silver – ricordano che Trump ha meno vie per arrivare ai 270 grandi elettori necessari per essere eletti presidente rispetto a Biden, ma ce ne ha: Silver ha messo sull’homepage del suo sito un articolo che sembra un’insegna al neon: “Sono qui per ricordarvi che Trump può ancora vincere”. Alexandria Ocasio-Cortez, star dei democratici che parla ai più giovani e ai più radicali, quelli che non si sentono rappresentati da un uomo moderato e dell’establishment come Biden, dice nei suoi video su Instagram: non dovete condividere tutto, so che non condividete molto anzi, ma pazienza, non è importante il presidente (!), siete importanti voi, votate. Sull’Atlantic Russell Berman ha raccontato come Trump ha “spremuto” nuovi elettori nelle zone rurali per compensare quelli che potrebbero essere passati a votare Biden: sono i margini che contano, si sa.


Nell’ora del panico, mentre circolano sondaggi non malaccio – non come quelli sulla “ripresa” di Trump almeno – sulle corse al Senato, dove i democratici sperano di riconquistare la maggioranza, il governatore della Pennsylvania, il democratico Tom Wolf, ha pubblicato uno  spot-tranquillante, di quelli che bisogna guardare quando tutte le rassicurazioni non servono più (tanto di overdose di calma non si muore). “Questi sono tempi straordinari. A causa del coronavirus, migliaia di voti sono stati mandati via posta, quindi ci potrebbe volere più tempo per contarli tutti. Le persone nei seggi, i vostri vicini, familiari e amici, stanno lavorando per far sì che ogni voto venga contato. Ci potrebbe volere più tempo del solito, forse anche giorni, ma è ok così: è importante che il tuo voto sia conteggiato, e lo sarà”.
 

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