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Le donne d'America e Kamala

Le donne che votarono Trump nel 2016 lo rifaranno nel 2020? Un colpo d’occhio e il fattore Harris

Paola Peduzzi

Secondo una rilevazione, il 59 per cento delle donne bianche di istruzione più bassa sostiene Trump al voto del 3 novembre, mentre il 38 per cento vota Joe Biden. Questo dato potrebbe essere decisivo negli stati contesi dove queste donne sono una larga parte dell’elettorato e dove i repubblicani stanno concentrando la campagna per la registrazione al voto

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Nel 2016, le donne votarono per Donald Trump. Non tutte, ovviamente, e non certo quelle che conosciamo noi europei, ma il 52 per cento delle donne bianche che non sono andate al college, quattro anni fa scelse Trump invece che Hillary Clinton. Con la solita grazia che lo contraddistingue, il presidente iniziò a ripetere di essere il più amato dalle donne, facendo credere che l’immagine di uomo rapace e molestatore fosse una costruzione dell’opposizione liberal. Ognuno di noi ha avuto modo, con il tempo, di farsi un’idea al riguardo, ma è certo che anche sulla questione femminile la presidenza Trump ha mostrato una resistenza impensabile – un centinaio di donne che lo accusano di molestie, molti tradimenti, un movimento di liberazione per sua moglie Melania, una ex pornostar che racconta di aver ricevuto dal presidente il migliore dei complimenti: “Sei bella come Ivanka”, la figlia. Trump è sopravvissuto a tutto. Anzi, tra i tanti déjà vu che potrebbe consegnarci questo 2020 elettorale che immaginavamo così diverso, ce n’è uno che riguarda anche le donne. Lauren Leader, cofondatrice di All in Together, un’organizzazione no profit che promuove la rappresentanza femminile nella società americana, ha scritto sul Los Angeles Times un articolo dal titolo: “Le donne bianche che possono far pendere le elezioni dalla parte di Trump – un’altra volta”.

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Nel 2016, le donne votarono per Donald Trump. Non tutte, ovviamente, e non certo quelle che conosciamo noi europei, ma il 52 per cento delle donne bianche che non sono andate al college, quattro anni fa scelse Trump invece che Hillary Clinton. Con la solita grazia che lo contraddistingue, il presidente iniziò a ripetere di essere il più amato dalle donne, facendo credere che l’immagine di uomo rapace e molestatore fosse una costruzione dell’opposizione liberal. Ognuno di noi ha avuto modo, con il tempo, di farsi un’idea al riguardo, ma è certo che anche sulla questione femminile la presidenza Trump ha mostrato una resistenza impensabile – un centinaio di donne che lo accusano di molestie, molti tradimenti, un movimento di liberazione per sua moglie Melania, una ex pornostar che racconta di aver ricevuto dal presidente il migliore dei complimenti: “Sei bella come Ivanka”, la figlia. Trump è sopravvissuto a tutto. Anzi, tra i tanti déjà vu che potrebbe consegnarci questo 2020 elettorale che immaginavamo così diverso, ce n’è uno che riguarda anche le donne. Lauren Leader, cofondatrice di All in Together, un’organizzazione no profit che promuove la rappresentanza femminile nella società americana, ha scritto sul Los Angeles Times un articolo dal titolo: “Le donne bianche che possono far pendere le elezioni dalla parte di Trump – un’altra volta”.


L’ong della Leader, assieme all’Emerson College di Boston e a un istituto di sondaggi, ha fatto un’indagine sul voto femminile, concentrandosi soprattutto sugli stati contesi. Secondo i dati raccolti, il 59 per cento delle donne bianche di istruzione più bassa sostiene Trump al voto del 3 novembre, mentre il 38 per cento sostiene Joe Biden. “Questo dato potrebbe essere decisivo – dice la Leader – negli stati contesi dove queste donne sono una larga parte dell’elettorato e dove i repubblicani stanno concentrando da ultimo la campagna per la registrazione al voto”. Anche se a volte si ha la sensazione che in questi quattro anni abbiamo continuato a capirci poco del trumpismo e delle sue ragioni (dei suoi metodi poi, nulla), alcune cose sono diverse rispetto al 2016. Allora il peso nel voto delle donne bianche meno istruite fu amplificato dal fatto che l’affluenza delle donne più giovani e delle minoranze fu molto bassa, in particolare negli stati contesi – che allora non sembravano nemmeno così contesi, e questo anche contò molto.  In Wisconsin e Michigan, dove i margini di vittoria di Trump furono bassi, l’elemento femminile ebbe un peso enorme. Alle elezioni di metà mandato del 2018, forse imparata la lezione, la grande mobilitazione femminile fu invece un dato rilevante per la riconquista del Congresso da parte del Partito democratico.


L’incognita oggi, tra le tante, è questa: si mobiliteranno le donne per Joe Biden (e per Kamala Harris)? Lo faranno negli stati in cui i margini sono ridotti? Uno studio di Washington Post/Abc mostra di sì: in questo elettorato la fiducia è più alta verso Joe Biden che verso Trump, ma in alcuni stati lo spostamento è consistente, in altri no. Anche sulle motivazioni di questo cambiamento ci sono molte teorie, e molte girano attorno al fatto che nel 2016 c’era sì la prima donna candidata alla presidenza, ma quella donna era Hillary Clinton.
I giornali americani sono pieni di articoli che raccolgono le voci delle elettrici deluse che quattro anni fa votarono per Trump ma ora non lo faranno più. Il colpo d’occhio è limpido: il presidente ha perso il voto femminile, e i democratici stanno cementando il vantaggio. E per quanto ogni colpo d’occhio possa essere un’illusione, col trumpismo poi non ne parliamo, Kamala Harris può essere il gran cambiamento rispetto al 2016.

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