PUBBLICITÁ

C’è pure un castello nella storia di Mark Söder, il populista che si risveglia moderato e popolare

Paola Peduzzi

Il "premier" della Baviera è stato molto rapido con il lockdown, molto rigoroso nella gestione della riapertura, attentissimo ad evitare la fretta, e stranamente collaborativo. Sostituirà lui Angela Merkel?

PUBBLICITÁ

Se vi dicessero che la politica tedesca è stata processata in un mattatoio e non è più la stessa, potreste pensare che il caldo (che non sconfigge il coronavirus) deve averci dato alla testa. La Germania è il punto di riferimento globale per la gestione della pandemia: l’America cerca di spiegarsi perché Trump non ha voluto occuparsi dell’emergenza, il Regno Unito cerca un capro espiatorio che ripulisca per bene l’immagine del governo (“Hard rain is coming”, dice il diabolico consigliere Cummings che ogni volta che parla sembra che lanci una maledizione pure se in fondo sta solo salvando se stesso) e poi c’è la Germania con la sua calma scientifica che ha gestito un focolaio enorme da seconda ondata e quasi non ce ne siamo accorti. Eppure proprio in quel focolaio nato dentro al mattatoio più grande della Germania è stato scritto un capitolo forse decisivo della successione di Angela Merkel. Il governatore del Nord-Reno Westfalia, Armin Laschet, è uno dei candidati a sostituire la cancelliera alla guida della Cdu e fino all’inizio della pandemia era anche tra i favoriti – Laschet è merkeliano, centrista, moderato e buon amministratore del Land più popoloso di Germania oltre che tra i più prosperi. Poi però è andato un pochino di fretta, ha voluto uscire dal lockdown in modo rapido temendo ripercussioni economiche troppo dure ed è inciampato nel focolaio del mattatoio. E pare che la sua popolarità sia crollata.

 

Ad avvantaggiarsi è stato il bavarese Mark Söder, uno dei politici meno merkeliani che vi possa venire in mente, il contrario della calma, della cautela, della moderazione. Roman Deininger, giornalista della Süddeutsche Zeitung che ha scritto un libro su Söder e uno più recente sulla Csu, il “partito speciale” che fa coppia con la Cdu, dice che molti moderati si sentono in imbarazzo all’idea di essere diventati tifosi di un tipo come Söder. Cinquantatreenne “premier” della Baviera, Söder litiga da sempre con l’altro bavarese famoso, Herst Seehofer (un altro che ha dovuto redimersi stando al governo con la Merkel), rincorre il successo stando sempre a destra, non ha mai fatto mistero di volere una carriera nazionale pur essendo uno dei più grandi sostentori dell’eccezionalismo bavarese. Negli ultimi anni ha anche assistito al calo dei consensi della Csu – che oggi non ha più la maggioranza e governa con la lista civica dei Freie Wähler – e con esso anche le speranze di poter tentare un salto nazionale. La pandemia però ha cambiato tutto: Söder è stato molto rapido con il lockdown, molto rigoroso nella gestione della riapertura, attentissimo ad evitare la fretta, e soprattutto, per essere un politico che si è sempre nutrito di conflitti, straordinariamente collaborativo. Mai come nelle settimane più dure del contagio Söder è stato tanto attento a sottolineare i meriti di tutti, la forza della solidarietà dal basso verso l’alto. E la Merkel gli ha dato credito concedendogli una serie di foto di quelle che in campagna elettorale ti rivendi al prezzo più alto: la carrozza, la barca, il castello, la sala degli Specchi con dei lampadari che soltanto nei balli dei re e delle regine. Che davvero si tratti di un endorsement da parte della Merkel è tutto da vedere, ma intanto Söder può giocare il ruolo del principe, e noi goderci lo spettacolo di un politico che per una volta si lascia domare dalla moderazione.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ