PUBBLICITÁ

Nella casa delle ragazze del Labour si litiga per lo shampoo

Paola Peduzzi

Il successore di Jeremy Corbyn sarà una donna? Il calendario, le candidature, ma la novità è tutto un altro progressismo domestico

PUBBLICITÁ

I laburisti si sono ritrovati ieri occhi negli occhi dopo la batosta elettorale di metà dicembre e le vacanze trascorse a parlar male del premier, Boris Johnson, in ritiro caraibico. Alcune candidature per la successione di Jeremy Corbyn alla guida del partito sono già state formalizzate, ma quel che conta ora è il calendario del 2020 – quando si farà il passaggio di consegne? E siamo sicuri sicuri che Corbyn lo voglia fare? – e tutti hanno la certezza che ci sarà da litigare.

 

Corbyn, il leader che ha portato il Labour alla sua quarta sconfitta consecutiva (lui è responsabile delle ultime due), ha detto di voler lasciare il proprio posto, ma sta al comitato esecutivo nazionale (Nec) decidere i tempi della dipartita e le regole della successione. I corbyniani vogliono più tempo possibile a propria disposizione: mentre i candidati si scannano, loro possono blindare sempre più il Labour con persone affini alla loro visione radicale per rendere la vita impossibile ai laburisti più moderati. Riformare i partiti è spesso più difficile che riformare un paese ma il punto qui è che i corbyniani sono convinti che questa riforma non sia affatto necessaria: la loro rivoluzione, che pure è stata rifiutata dagli elettori che hanno addirittura preferito concedersi ai conservatori in un paese in cui il bipartitismo è netto, deve continuare. Per farlo si aggrappano alla loro candidata di punta che pure non si è ancora candidata ufficialmente: il ministro ombra per il Business, Rebecca Long-Bailey, che ieri ha saggiamente deciso di non partecipare alla riunione del Nec – il giocatore che decide le regole non fa mai una bella figura.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

La Long-Bailey non ha formalizzato nulla, ha scritto un articolo sul Guardian per dire che ha un’idea di futuro ma sta ancora decidendo come posizionarsi: essere la favorita dei corbyniani non è sufficiente. La marcia in più potrebbe dargliela Angela Rayner, che si è già candidata come vice – non si sa ancora di chi. La Rayner condivide un appartamento a Londra con la Long-Bailey e questo rende le due signore un team di fatto, anche se è noto che la convivenza stretta, in amore e in amicizia e in politica, non è affatto garanzia di tenuta.

 

Catherine Bennett, editorialista dell’Observer, ha immaginato un dialogo in cucina tra le due e vari ospiti: Keir Starmer, ministro ombra per la Brexit, e candidato alla leadership del Labour; Corbyn; John McDonnell, cancelliere dello scacchiere ombra; e Seumas Milne, capo della comunicazione del partito. Nel dialogo, la Rayner si lamenta perché la Long-Bailey le ruba sempre lo shampoo secco (che orrore) ma ripete a Starmer, che la vorrebbe come propria vice, che rimarrà fedele alla sua flatmate (che intanto traffica con la teiera).

 

La Long-Bailey è molto indecisa sul da farsi, non trova il punto preciso in cui far cadere la propria candidatura e sembra eterodiretta dai corbyniani (quando la Long-Bailey ripete che la sua idea per il futuro è il patriottismo progressista, la Rayner le dice: “Oddio Bex, da quanto tempo, cosa dicono i dottori?”). C’è ovviamente anche il famigerato “fattore-donna” secondo il quale il prossimo leader del Labour sarà femmina, non perché le femmine sono più forti o più popolari o con un’idea rivoluzionaria, ma perché fa molto modernità – i maschi non sono molto convinti, non possono vedere l’altra candidata, Emily Thornberry (che arriva in cucina e viene cacciata via), nei sondaggi al primo posto c’è un uomo, Starmer, ma tutto è ancora da discutere e da decidere.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

Fuori dalla sit-com della cucina c’è un’altra femmina che si è appena candidata con un video bellissimo in cui racconta il progressismo applicato alla vita quotidiana, la scelta politica come scelta domestica e concreta: lei è Jess Phillips e ha poche chance di vittoria, ma è battagliera, diretta, appassionata, “senza paura e divertente, selvaggia e ribelle, maverick e birichina”, come l’ha definita il Times (questa definizione compare sul dorso del suo libro “Truth to Power”). La Phillips resta la migliore in corsa, e non perché è femmina ma perché è la sintesi della svolta dopo la stagione fallimentare del corbynismo ma anche della volontà di guardare oltre il passato. Basta parlare di Blair e Corbyn vi prego, ha detto la Phillips alla sua prima intervista dopo l’annuncio della candidatura: parliamo di noi.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ