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Contro mastro ciliegia

Ingiustizia e deliri faustiani

Maurizio Crippa

Non accenna a svanire la puzza di zolfo (per non dire altro) dell'articolo orrendamente anti costituzionale di Travaglio sulle persone ingiustamente incarcerate: La tesi? "Nessuno può dire se fossero innocenti e colpevoli… si può solo dire che non sono stati condannati”

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Essendo il fattaccio accaduto nel weekend non s’era avuto modo occuparsene. Nei weekend di tutte le persone, quando non sono vittime degli orrori di quella “convenzione chiamata giustizia”, succedono di norma anche cose piacevoli, e di quelle immonde ci si dimentica. Ma l’olezzo è così insopportabile da non dissolversi nell’aria, dopo giorni. Allora conviene aprire la finestra, e dire a pieni polmoni che quanto ha scritto il notorio direttore sul Fatto domenica a proposito di persone ingiustamente detenute in Italia (30.778 in venti anni, enormità da dittatura putiniana), e cioè che “nessuno può dire se fossero innocenti e colpevoli… si può solo dire che non sono stati condannati” è osceno. Porta all’aberrazione anti Costituzionale (ognuno è innocente fino al terzo grado di giudizio, e se viene assolto è innocente e basta) il già delirante e noto brocardo di Davigo. Nel suo faustiano delirio, ma più che Faust sembra ormai il Mefisto di Tex, Travaglio perfeziona il teorema paranoico: “Si può essere assolti anche da colpevoli”. E anche: “Se il reato l’avessero commesso o no, lo sanno solo loro e il Padreterno”. Che dunque sarebbe lui, non fosse per la puzza di zolfo. O di qualcosa d’altro.

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