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contro mastro ciliegia

Pedro Pedro Pè (e il Pidì)

Maurizio Crippa

L'allegria sfrenata che ha contagiato la sinistra italiana per il varo del governo di Sánchez in Spagna ha fattto rispolverare addirittura la vecchia hit di Raffaella Carrà. "Pedro Pè / fidati di me”

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"Pedro, Pedro, Pedro / Pedro, Pè”. Ma che botta di vita, quanta allegria ha travolto il Pidì, e tutta quanta la izquierda nazionale unita, alla notizia che “Pedro Pè” Sánchez, ce l’ha fatta, è il figaccionissimo e confermato premier di Spagna, l’hombre che ha ricacciato indietro i nazisti di Vox.

 

E allora “Pedro, Pedro, Pedro / Pedro, Pè”, si è messo a cantare, via X, persino Alessandro Zan con l’allegria spensierata di Raffaella Carrà. Quella che, come la sinistra italiana, si era “innamorata / seduta stante / di Pedro, Pedro, Pedro / Pedro Pè”. Felicitaciones al caro Pedro Pè. E se anche un compassato deputato del Pd come Zan è così contento, perché non dovremmo essere felici nel piccolo avamposto brianzolo-catalanista e indipendentista di un paese in cui manco una riga d’autonomia si riesce a scrivere?

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Perché “Pedro, Pedro, Pedro, Pedro, Pè” Sánchez, per portarsi a casa gli otto voti che serviranno a governare, ha fatto così tanti regali ai catalani che al Pd verrebbe un colpo, se accadesse qui: dal liberi tutti fiscale all’amnistia per i condannati per insurrezione come Puigdemont. Praticamente sarebbero liberi anche i venetisti che diedero l’assalto al campanile di San Marco. Ma contenti così, perché rovinare la festa al Pidì? Come cantava Raffa: “Pedro, Pedro, Pedro, Pedro, Pè / fidati di me”.

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