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Contro Mastro Ciliegia

Montagna, non sport. Per fortuna ci sono ancora gli umanisti a salvarci dagli sportivi

Maurizio Crippa

Reinhold Messner, viandante del mondo, risponde alla revoca del titolo di primo ad aver scalato gli Ottomila senza ossigeno: "Non ho mai cercato di essere nel libro dei record"

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Perdonerete la mia piccola ossessione per Reinhold Messner. Non è tanto per l’alpinismo, non ho mai scalato manco un quattromila, ma è perché lo considero uno dei migliori scrittori italiani a cavallo dei due secoli. Un umanista intelligente, un viandante del mondo. E che non se la tira, semplicemente è Messner.

 

Non tirandosela, non ha perso troppo tempo nemmeno con questo Eberhard Jurgalski, cronista di alpinismo tedesco, che ha convinto il Guinness dei primati a togliere a Messner il titolo di primo ad aver scalato tutti gli Ottomila senza ossigeno. Sostiene che col suo amico Hans Kammerlander non sarebbe arrivato in cima all’Annapurna, nel lontano 1985. Detto fatto.

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“Sciocchezze”, ha replicato: evidentemente non sa che quelle vette fatte di lame di ghiaccio si modificano in continuazione, oggi non sono le stesse di quarant’anni fa. Ma soprattutto: “L’alpinismo non è uno sport, quindi non fa record. A me è sempre importato dell’esperienza umana e dell’avventura vissuta. Non ho mai cercato di essere nel libro dei record”.

 

Invece dell’alpinismo di oggi “ne hanno fatto una disciplina olimpica con l’arrampicata su una parete artificiale situata dentro una palestra. Pareti di cinque metri?”. Per fortuna ci sono ancora gli umanisti, a salvarci dagli sportivi.

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