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contro mastro ciliegia

Il gene di Neanderthal e il geniale Crisanti

Maurizio Crippa

Un'indagine dell'Istituto Mario Negri su diecimila casi di Covid più gravi nella Bergamasca. La scoperta: potrebbero essere collegati alla presenza del genoma "Vindia". E adesso chi lo dice a quelli che parlavano di decessi colposi?

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La notizia è di quelle che i notiziari definirebbero “sensazionali”, se non fosse che a darla è l’Istituto Mario Negri, uno dei più autorevoli centri indipendenti di ricerca scientifica in campo farmaceutico e biomedicale, ed è frutto di un lavoro durato due anni e inteso a indagare (eventuali) fattori genetici nelle persone che si sono ammalate gravemente di Covid in provincia di Bergamo, dove nella primavera 2020 la malattia e la mortalità furono terribili. L’equipe ha lavorato su 9.733 individui tra Nembro, Albino e Alzano Lombardo, la “zona rossa”. E cosa ha scoperto? E’ molto probabile che quel grande numero di casi più gravi fossero geneticamente predisposti, a causa di di un fattore, il genoma di Vindia, risalente a 50 anni anni fa: il “gene di Neanderthal”, che nella sua evoluzione avrebbe prodotto un rischio doppio di sviluppare il Covid grave. Addirittura, secondo il presidente del Negri Giuseppe Remuzzi, nel mondo “le vittime del cromosoma di Neanderthal sono forse un milione”. Quindi niente mancata zona rossa, niente 4.148 decessi colposi che si potevano evitare, niente “verità sulle decisioni” da restituire agli italiani. Chi glielo spiega, al professor Neanderthal Crisanti?

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