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contro mastro ciliegia

Delmastro, il coatto di via Arenula

Maurizio Crippa

Il bizzarro caso del gip che ha ordinato la "imputazione cotta" del sottosegretario, a fronte di una procura che aveva chiesto l'archiviazione, per la violazione di segreto nell'affaire Cospito. Ma se a pensar male a volte ci si azzecca, il suo diretto superiore Nordio potrebbe tirare un sospiro di sollievo

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Dei destini politici, e a dirla tutta anche dell’eventuale eredità istituzionale, di Andrea Delmastro Delle Vedove, deputato e sottosegretario alla Giustizia, non che ci importi. I modi da retore urlatore, o da ussaro sul tetto, del plurinominale Delmastro Delle Vedove-Mazzanti-Vien-dal-Mare ci hanno fatto sempre più sorrider che altro. Però, vivaddio, che ora diventi addirittura un imputato coatto, e per monocratica decisione di un gip, è francamente eccessivo. La vicenda è quella già grottesca di suo dell’accusa per violazione di segreto nell’affaire Cospito, se ricordate.

 

Già ai tempi il Pd aveva tentato un rocambolesco quanto improduttivo Aventino istituzionale. Ma c’era comunque un’inchiesta. Sulla quale la procura di Roma ha però chiesto l’archiviazione: il fatto, seppure sussiste, sussiste pochino. Niente da fare, il gip è ricorso all’instrumentum della “imputazione coatta”, attraverso cui può ordinare che si giunga invece al rinvio a giudizio. Se a pensar male ci si azzecca, si può immaginare che il roccioso Carlo Nordio, che di leggi ne sa, tirerà un sospiro di sollievo, se proprio non gli scapperà un irrituale “forza procura!”. Hai visto mai che, per una volta, un po’ di coattismo giudiziario potrebbe rasserenare l’aria di via Arenula? 

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