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contro mastro ciliegia

Costumi di morte

Maurizio Crippa

L'estradizione del padre di Saman Abbas, la ragazza pachistana uccisa dai familiari, e il divieto del "pool party" in "burkini" in Brianza hanno qualcosa in comune. Ma forse i benpensanti credono che le donne islamiche stiano bene così

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Ieri un giudice pachistano ha dato parere favorevole all’estradizione in Italia di Shabbar Abbas, il padre di Saman Abbas, la ragazza di origine pachistana uccisa due anni fa a Novellara e del cui delitto sono accusati il padre e gli zii. Lunedì a Limbiate, Brianza, un previsto “pool party”, riservato a sole donne musulmane coperte dai costumi da bagno la cui foggia da qualche anno conosciamo, è stato annullato in seguito all’iniziativa di protesta di un’eurodeputata leghista, membro della commissione per i Diritti delle donne e della parità di genere di Bruxelles, che aveva denunciato il fatto come “segregazione femminile".

 

Se abbia ragione, la leghista, non sappiamo dire. Sappiamo però che Saman Abbas è stata uccisa perché voleva decidere liberamente della propria vita, compreso il modo di vestirsi: preferiva quello occidentale. Non sappiamo invece se tutti i benpensanti e le benpensanti, ovviamente di sinistra, che hanno criticato aspramente come violazione culturale il divieto del “pool party” delle donne in arnese islamico, si ricordano che Saman è morta proprio perché ha rifiutato quelle costrizioni. Ma forse credono che le donne musulmane, tutte, siano contente di fare il bagno segregate così. Alla prossima banlieue, alla prossima vittima.

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