Contro Mastro Ciliegia
L'inutile delitto contro le nostre vite del Covid al Giro d'Italia
La maglia rosa, il belga Remco Evenepoel, è stato fatto ritirare e rimpatriare alla svelta dalla sua squadra perché risultato positivo al tampone. Chissà se al Tour avrebbero fatto lo stesso
Quel che so di corse in bicicletta resta fermo alle immagini fissate nell’epica, sudore polvere fango e la gente sulla strada, perché il ciclismo è ancora, nonostante tutto il male che gli hanno fatto, uno sport del popolo. Non sono bravo come @giostuzzi che saprebbe distinguere una pedalata nella nebbia di un passo alpino, quando è sincera e quando è truffaldina. Ma mi ricordo anche la tragedia del ciclismo impestato di pasticche e farmaci. Forse ora va meglio, ma c’è da restare a bocca aperta per la delusione a vedere quel che succede al Giro d’Italia 2023, centoseiesima edizione.
Partito quando l’Organizzazione mondiale della Sanità aveva già dichiarato, e pure in ritardo, che la pandemia di Covid era finita. Invece il campione favorito, la maglia rosa, il belga Remco Evenepoel, è stato fatto ritirare e rimpatriare alla svelta dalla sua squadra perché risultato positivo al tampone. Ora, in teoria il protocollo esiste ancora, ma è appeso al muro in disuso come la bicicletta di Coppi e soprattutto non c’è nessun obbligo di ritiro: seppure ci sia possibilità di contagio, è derubricata a normale malattia. Chissà se al Tour avrebbero fatto lo stesso, o avrebbe prevalso la noblesse della gara francese. Ma per il povero Giro, è “un altro inutile delitto contro le nostre vite”, come cantava il Maestrone.
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