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contro mastro ciliegia

Renan, chi?

Maurizio Crippa

Da giorni su Rep. non si parla d'altro che del filosofo e storico dell’Ottocento francese di cui forse anche i lettori non sanno granché. Ma se lo cita Meloni dev'essere un terribile fascista

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Alla faccia che da quando ci sono le destre il livello culturale è crollato (ma tranquilli che arriva Jasmine portacenere di Cristallo), sono giorni che non si parla d’altro, su Rep., che di Ernest Renan, filosofo e storico dell’Ottocento francese di cui forse anche i lettori di Rep. si sono chiesti annoiati: “Renan, chi?”. Il punto è che finché Sangiuliano straparla di Dante, è facile. Ma se Giorgia Meloni, per la festa dell’Unità d’Italia, sfodera una fior di citazione sulla nazione proprio di Renan, apriti cielo, bisogna fermarla. Era partito come un ussaro Corrado Augias, accusando Meloni di aver resuscitato un pericoloso nazionalista. Ma Meloni ha replicato puntigliosa, e l’ussaro disarcionato ha dovuto rinculare, “convengo che la formula ‘alfiere del nazionalismo’ può essere impropria per eccesso di concisione” e altri distinguo da sagrestia. Ma non si può darla vinta a Meloni. Su Renan, poi! Così da quattro giorni di interventi per spiegare che s’, Renan quell’orrido personaggio poi non era, però. Fino a Roberto Esposito, ieri. Che alla fine fa anche lui la fine dell’ussaro: “E’ anche vero che nei decenni successivi il nazionalismo s’è fatto l’imperialismo, e poi, all’epoca dei fascismi…”. Insomma, il punto non è Renan (chi?), il punto è che se lo cita Meloni, allora è fascismo. Ridicoli. 

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