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Contro mastro ciliegia

Il riconoscimento alla nascita dei figli delle coppie omosessuali? Biopolitica, non fascismo

Maurizio Crippa

Il sindaco Beppe Sala aveva deciso rilasciare i certificati perché lo stato ancora non ha legiferato in materia. Il prefetto di Milano lo ha bloccato

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Noi foglianti previdenti lo abbiamo messo a tema da tempo: nell’attuale divaricata situazione socio-cultural-politica anche in Italia, come è già in altri paesi, i temi della biopolitica diventeranno temi della politica tout-court. E’ un bene, poi dipende come si fa.

   

Tre giorni fa il prefetto di Milano ha imposto al Comune di interrompere il riconoscimento alla nascita dei figli delle coppie omosessuali: il sindaco Beppe Sala aveva deciso rilasciare i certificati perché lo stato ancora non ha legiferato in materia. Ieri, la commissione Politiche europee del Senato ha bocciato la proposta di regolamento europeo per il riconoscimento dei diritti dei figli di coppie gay e l’adozione di un certificato europeo di filiazione. Sala ha detto, e giustamente, che “ne farà una battaglia politica”. Ed è la strada. Invece applicare una “legge che non c’è” per forzare lo stato a farla è una forzatura.

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Qualche mese fa il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, Pd, aveva convocato i parlamentari del partito piemontesi chiedendo che promuovessero loro una legge: dopo un anno, nulla di fatto. Per i registri e le leggi, ci vuole una maggioranza. Si può averla, o non averla. Ma si eviti di dire che se a decidere è una maggioranza che ha opinione diversa, allora “è fascismo”, è “offensiva della destra”. La biopolitica è divisiva, si discute e si decide. Il fascismo non c’entra.

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