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Contro mastro ciliegia

In vino veritas, ma non Viola

Maurizio Crippa

L'immunologa di Padova, tra le più misurate tra le Covid star, s'è lasciata prendere la mano e rilascia interviste in cui spiega che il vino è veleno e rimpicciolisce persino il cervello. Un ayatollah irlandese non avrebbe detto meglio. Poi pensi a David Crosby, morto a 81 anni. Se si fosse fatto di Amarone sarebbe campato cent'anni

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Il Veneto è un magnifico luogo in cui certe tradizioni, si passi la retorica, non tradiscono mai: il buon vino e gli spritz. Ma c’è un’altra più recente tradizione, meno commendevole: le (ex) Covid star che si fanno prendere la mano. Il professor Crisanti si è buttato in politica; Antonella Viola, immunologa dell’università di Padova, dopo essere stata tra le più misurate in tempi di pandemia mediatica ha deciso di allargarsi. Prima s’è data a un libro di consigli alimentari, e adesso dalle colonne del Corriere del Veneto si è lanciata in un’intervista, che non sarebbe spiaciuta a un ayatollah, in difesa della decisione dell’Irlanda di stampare sulle bottiglie di vino avvertenze dei danni alla salute come per le sigarette. Fosse tutto qui, ma Viola si dilunga e a ogni domanda è un “vade retro Satana!”. Praticamente, seguendo le sue interpretazioni un tantino forzose e allarmiste, un bicchiere di vino è peggio che bere l’acido muriatico. E alla fine la chicca che fa il titolo: “Chi beve vino ha il cervello più piccolo”. Maddai. Ieri è morto David Crosby, che ha galleggiato tutta la vita sulle peggio droghe. A 81 anni. Scommetto che se avesse abusato di Amarone, o si fosse prosciugato la Napa Valley, sarebbe campato cent’anni. Ed era un cervellone. 

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