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contro mastro ciliegia

C'era un Senatur da onorare

Maurizio Crippa

Nei disastri elettorali della Lega, il più simbolico è la mancata elezione di Bossi, candidato un po' in sordina a Varese. Visionario, arruffone, fuoriclase della tattica politica, popolano ma mai populista, l'Umberto un posto lo meritava. Meglio lui di una Giulia Torelli

Essere riusciti a non far eleggere il Senatùr, il fondatore della Lega Umberto Bossi, candidandolo capolista alla Camera nel collegio di Varese, è un altro dei disastri simbolici acclusi alla sconfitta di Salvini. A Varese sembrava sicuro, solo un po’ irriguardosa la collocazione proporzionale, e invece nemmeno sotto casa l’ex partito del Senatur ce la fatta.

 

Difficilmente servirà a qualcosa l’ultima idea del Capitano, “facciamo Bossi senatore a vita”, detta da chi nel 2019 voleva abolirli, i senatori a vita: “Siete la casta della casta della casta”, tuonava, “il senatore a vita è una figura assolutamente superata”.

 

Così, dopo 35 anni di onorato servizio – e fosse pure disonorevole farebbe lo stesso, ha fatto un pezzo della storia d’Italia, decisamente più di Tabacci – il Bossi si meritava un’uscita di scena più dignitosa, o almeno meglio accudita da parte dei suoi. Ma lui tira dritto, più lucido di altri: “Il popolo del Nord esprime un messaggio chiaro e inequivocabile che non può non essere ascoltato”, ha detto. Visionario, bizzoso, arruffone, fuoriclase della tattica e immaginifico, popolano ma mai populista, meritava un posto. E comunque, sempre meglio un vecchio Senatur in Parlamento che una Giulia Torelli all’uscio. 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"