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contro mastro ciliegia

Ubriachi a Wimbledon

Maurizio Crippa

Le autorità sportive inglesi decidono di escludere i tennisti russi e bielorussi dal prossimo torneo. Vietare Medvedev ha lo stesso valore cervellotico di vietare Tolstoj: una belinata

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A meno che abbiano rifiutato di vaccinarsi, come quell’intransigente di “Novax” Djokovic. Ma nel paese governato da spericolati organizzatori di festicciole durante il lockdown è un’ipotesi che non regge. Dunque dietro alla decisione delle autorità sportive inglesi di escludere i tennisti russi e bielorussi dal prossimo torneo di Wimbledon deve esserci qualche più corposa pensata. Indovinate. Così non ci saranno il numero due del mondo, Daniil Medvedev e l’otto, Andrey Rublev. Né campionesse come Anastasia Pavlyuchenkova e Aryna Sabalenka, bielorussa numero 4.

   

Va detto che finora i tennisti avevano gareggiato in altri paesi, senza bandiera: del resto se c’è uno sport individuale, e non “di stato”, è proprio il tennis. Vietare a Medvedev di calpestare il sacro prato ha lo stesso valore cervellotico di vietare Tolstoj: una belinata. Non è così che si deputinizza la Russia. Ovviamente c’è anche la versione complottarda, narra di un BoJo tormentato dal timore che un russo trionfasse in terra inglese, tipo la sindrome di Jesse Owens. Ma gli inglesi sono così: ad Ascott è d’obbligo presentarsi con eccentrici cappellini, a Wimbledon quest’anno la regola sarà “bring your own booze”. 

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