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contro mastro ciliegia

La russofobia vegetale e la quercia di Turgenev

Maurizio Crippa

Ultima follia: al concorso per l'European tree of the year hanno squalificato la celebre "quercia di Turgenev", che il grande scrittore russo piantò 198 anni fa. Ma gli alberi non hanno mai invaso nessuno, no?

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Affezionati ai vecchi libri di fiabe e boschi oscuri, e convinti che i grandi alberi della foresta – che pure fanno più rumore quando cadono di tutti i loro fratelli che crescono – amano i tempi lunghi e secolari, non avremmo mai pensato che esistesse anche un beauty contest per l’European tree of the year. Non è di anno in anno che si apprezza la bellezza di un albero.

Ma la stupidità della cronaca è giunta fin qui, nella forma di una russofobia tanto assurda quanto pericolosa. E se lo è quando condanna un grande scrittore, ancora peggio è quando  l’ostracismo colpisce il regno vegetale. Il premio di quest’anno per l’albero più bello d’Europa è andato alla Polonia, e niente da dire. Solo che ha vinto  semplicemente perché la Russia, col suo verde candidato, è stata squalificata. E a farne le spese, follia nella follia, è stato non un albero qualsiasi, ma la maestosa “quercia di Turgenev”, piantata 198 anni fa dal grande scrittore russo e che da allora non si è mai mossa di lì: gli alberi non invadono nessuno, no? Peggio ancora, se si pensa che Ivan Turgenev è stato uno dei padri non soltanto della letteratura ma anche del riformismo russi, a partire dalla condizione dei contadini. Amava la campagna, il verde, i grandi boschi di betulle e di querce. La sua, speriamo che possa vincere la  prossima volta.

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