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contro mastro ciliegia

Caro procuratore, le veline di regime c'erano già prima

Maurizio Crippa

Riccardo Targetti, che regge la procura di Milano, ha detto all'Usigrai che la riforma Cartabia sulle comunicazioni con la stampa: “Come magistrato la trovo una legge difficile da applicare, come cittadino la giudico male”. Dopo trent'anni di circo mediatico giudiziario?  Proprio no

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Il suo predecessore è uscito dal portone della procura mentre un vento di tempesta mulinava carte e stracci di scampoli d’inchiesta, brogliacci e veleni tra pm. Prima di Francesco Greco a reggere la procura di Milano ci fu Edmondo Bruti Liberati, che ha da poco mandato in libreria un saggio pensoso sul complicato rapporto tra magistratura e informazione (se ne parlerà). Il loro più famoso  predecessore usava i proclami a mezzo stampa – “resistere, resistere, resistere” – sicuro dell’effetto megafono che gli avrebbero garantito i media unificati e genuflessi.

Non è facile amministrare la giustizia e usare il giusto tono, cioè rispettoso degli inquisiti, dei cittadini e della pubblica opinione. Ma fa una certa impressione leggere che il facente funzioni procuratore capo di Milano, Riccardo Targetti, parlando all’Usigrai ha recentemente detto: “Come magistrato la trovo una legge difficile da applicare, come cittadino la giudico male”. Parlava, Targetti, del decreto Cartabia che affida alla “competenza esclusiva del procuratore della Repubblica” dare informazioni alla stampa sui procedimenti penali in corso. Per Targetti  “così si introduce concetto della velina di regime”. No, così si evitano gli abusi che per trent’anni hanno alimentato il circo mediatico giudiziario, la vera velina del regime.

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