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contro mastro ciliegia

Benvenuto a Roma, caro Djokovic

Maurizio Crippa

I talebani da tastiera scatenati contro l'ipotesi che Djokovic partecipi agli Internazionali d'Italia. Ma Vezzali ha spiegato: per il tennis all'aperto non serve il green pass rinforzato. Ma soprattutto: viva lo spettacolo sublibe del grande tennista serbo, altro che le nenie dei somari

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So bene che esprimere qualsiasi opinione su Djokovic è come sfidare il sistema dei massimi sistemi; dunque mi affido felicemente al giudizio di due cari maestri e collegi: giù le mani dal talento e dalla libertà di Djokovic, talebani che non siete altro! Del resto se apri il web, e alla notizia che il campione serbo potrebbe venire agli Internazionali di Roma, trovi la sintesi giornalistico-deficiente “è furia sui social”, c’è poco da pensarci: Benvenuto a Roma, No vax Novak.

I talebani da tastiera, invece: “Vergognoso e inaccettabile”. E persino: “In Italia funziona così: obbligo green pass per lavorare, però se sei Djokovic non serve. Morale della favola: se sei ricco, fai il cavolo che ti pare”. Che manco Dibba al quinto set di birre. Senza ovviament controllare i fatti, tanto più semplici, come spiega Valentina Vezzali: “Per gli sport individuali all’aperto non serve il green pass rafforzato, dunque Djokovic può venire anche se non potrà accedere a ristoranti e soggiornare in alberghi”. Tutto regolare, e inoltre “il 31 marzo dovrebbe terminare anche lo stato d’emergenza e la situazione potrà cambiare”. Viva Djokovic, dateci il suo sublime spettacolo invece delle vostre lagne da somari.

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