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contro mastro ciliegia

Checco e l'Avvenire

Maurizio Crippa

Persino l'Osservatore Romano ha preso sul ridere le blasfemie patetiche di Sanremo. Invece il quotidiano dei vescovi ha bastonato il comico pugliese, reo di due battute fuori ordinanza nel festival del pol.. corr. obbligatorio. Hanno  proprio paura che qualcosa turbi la palcida marcia vero la nuova Cei tutta pane amore e fantasia

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Non è snobismo, non guardo Sanremo perché non mi piace, e pochissimo leggo. Né Drusilla né Bravi, e anche Morandi per me ha fatto il suo tempo. A furia di rilanci social, ho visto che Checco Zalone ha perculato per bene i rapper coi soldi, insopportabile genìa, e anche solo per questo merita l’Oscar. So che quella caricatura di Iggy Pop ha provato a épater le catholique, ma persino l’inamidato Osservatore l’ha presa a ridere. Ma Zalone, appunto. E Avvenire, invece. Sul giornale dei vescovi Massimiliano Castellani usa la zappa che manco il Megafono di Dio: “Vecchie gag di Telenorba”, scrive.

La butta sul cachet, “sempre troppo”, che “il ragazzo di Capurso” avrebbe con avidità intascato, con un moralismo straccione da far impallidire le scemenze di grillini e di travagli quotidiani. Su Avvenire. E perché? Perché preferiscono “la povera Lorena Cesarini”, che è tanto piaciuta al card. Ravasi (ma ha fatto scendere i calzini ad Aldo Grasso, che di tv ne sa di più). Solo per questo? Ma no, è che in zona vescovi l’unica cosa che conta è non litigare col governo e con Rai Gender e non turbare la via alla scalata a sinistra della Cei, tutta pane amore e fantasia: vorrai mica dare l’impressione di apprezzare due battute fuori ordinanza, monsignore mio! Bravo Avvenire. Poi  tanto Fazio invita il Papa, che almeno è originale.

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