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contro mastro ciliegia

Dite a Greta di Tonga

Maurizio Crippa

Uno tsunami ha sommerso l'arcipelago, il secondo più a rischio di sprofondare per il climate change. Ma è colpa di un vulcano, non dell'occidente inquinatore. E infatti alle nostre latitudini se ne fregano abbastanza. I Fridays for future se ne accorgeranno?

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"Le isole di Tonga sono sparite dal mondo dopo l’eruzione di un vulcano”. Inizia così un drammatico articolo sulla Stampa: “Tonga, dopo il disastro, non è più esistita: nessuna voce è partita dall’isola, nessuna voce l’ha raggiunta”. Le notizie dopo l’esplosione subacquea del vulcano Hunga sono in effetti ancora frammentarie, il Volcanic Ash Advisory Center australiano parla di una nuova esplosione. Ma secondo il Southern Cross Cable Network le Tonga potrebbero “restare senza internet per due settimane”, dal che sembra di capire non siano scomparse per sempre.

 

Quello che pare di più immediata osservazione, alle nostre latitudini, è che in Italia, e in occidente, la scomparsa di Tonga non ha causato chissà quale onda d’emozione. Bizzarro. Per il World Risk Index 2020 l’arcipelago è il secondo paese al mondo più esposto al rischio di affondare a causa dal cambiamento climatico. Tutti ricordiamo il ministro delle vicine Tuvalu al Cop26 in videoconferenza con l’acqua alle ginocchia. Allora ci fu grande indignazione, ora invece si parla di una turista inglese dispersa. 

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Del resto, un conto  è il climate change, ma qui è un cretinissimo vulcano, manco si può dare la colpa a Jeff Bezos che piscia nell’oceano. Mica vorrete disturbare Greta per una scemenza così. 

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