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contro mastro ciliegia

Orlando bluff e Calenda

Accusare un competitor di area riformista di essere "il candidato della Lega", come ha fatto l'esponente e ministro del Pd, è volgare e per giunta  una piccineria politica. Non sarebbe più onesto ammettere che il Pd, a Roma, non ha mai trovato un argomento per difendere il suo candidato, Gualtieri, per non turbare la luna di miele con i grillozzi?

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Ho il discreto culo di non votare a Roma, e qualcuno potrebbe anche dire: un cinghiale in meno. Ma il cinghiale è un animale nobile, conosce le rudimentali leggi dell’onore. Mentre invece  la somaraggine di certuni politici somiglia a un grufolare pallido e assorto che mi fa felice, appunto, di non votare lì. Ad esempio Andrea Orlando, pure ministro. Che non avendo trovato in mesi e mesi un argomento forte per sostenere il (pur valido, di suo) Gualtieri, come tutti quelli del Pd non sa fare di meglio che attaccare Calenda, l’unico apertamente contro Morticia Raggi. Ieri il lungimirante ministro, delocalizzato in Calabria, ha sputazzato: “È poco interessante discutere se Calenda sia o meno di destra, è più obiettivo riconoscere che Calenda oggi è il candidato della destra e della Lega in particolare”. Non sarebbe invece più decente, nei confronti degli elettori, ammettere che il Pd a Roma non sa che dire, perché ha il sommo unico problema di non turbare la luna di miele coi Cinque stelle? Ci si è messo anche l’elegantone thailandese, Bettini, a rincarare su Calenda con volgarità da Beppe Grillo della prima ora: “Sono i suoi ultimi rantoli… domenica per lui sarà tutto finito”. Altro che cinghiali, qui siamo proprio alla Bestia.

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