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Contro mastro ciliegia

I virologi del medagliere

Maurizio Crippa

S'avanza la strana congrega dei portasfiga da Olimpiadi, quasi quanto i virologi con i numeri del Covid. Dicono che dopo tre giorni l'Italia già rischia la débacle da medaglie. E poi quello che non si appassiona sarei io?

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Confesso che il mio patriottismo olimpico è assai blando e annoiato. Non riesco ad appassionarmi al tiro al piattello e anche meno al taekwondo, appena più adrenalinica la scherma, ma non venite a dirmi che avete mai guardato il sollevamento pesi, parenti a parte. Aggiungete, come spiega da par suo mat.mat qui sopra, che la Rai farebbe scappare la voglia di vedere persino la finale dei cento metri, pure fossero tutti italiani. Ciò premesso, non sarò mai stronzo come quello là, quello che già tifava contro la Nazionale agli Europei (prrrr) e adesso sarebbe capace di dare dei figli di papà che non capiscono un c* ai quattro staffettisti del nuoto, solo perché sono arrivati secondi. Dunque mi fa tristezza quest’arietta da portasfiga, da virologi del medagliere, che monta in giro. Già al terzo giorno, circolano certuni  autoproclamati esperti di Giochi, come manco la Gismondo del Covid, che fanno di conto e tirano previsioni come giavellotti: l’Italia ha già meno ori di quanti ne avesse, dopo le prime gare, a Rio, Londra e Pechino. E siccome siamo forti soprattutto nelle gare dei primi giorni (uhm) si rischia  una débacle come a Barcellona. Paese avvisato. Poi verrà fuori qualche menagramo a dire che meglio così: meno da festeggiare, meno festosi assembramenti. E l’annoiato olimpico sarei io?

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