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CONTRO MASTRO CILIEGIA

Piegate le orecchie alla sacra porchetta

Maurizio Crippa

A Trastevere epifania in forma di statua della magnifica porchetta, che unisce gastronomia e goliardia, inno alla gioia sacro e profano. Ma gli animalisti da tastiera starnazzano contro "la statua all'olocausto". Inginocchiatevi invece alla sua immagine: respect!

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L’apparizione in piazza della Malva, cuore della Trastevere turistica da scasso senza furto, del simulacro in travertino di una porchetta, sacra al popolo quasi come una vacca indù, è stata una benedizione salutare. Per quanto, la sacra epifania dell’animale adorato non sia opera divina, ma nient’altro che il frutto di un “progetto di rigenerazione del centro storico”, quel tipo di iniziative perniciose promosse dai Municipi, di solito in collaborazione col ministero della Cultura. Ma il benemerito scultore, l’artista Amedeo Longo, ha spiegato come un vate o una sibilla che la porchetta è un “alimento tipico laziale, ironico e beffardo, capace di alimentare la goliardia. E’ il cibo degli opposti: popolare e nobile, democratico e monarchico, papalino e infernale”. Non si potrebbe dir meglio, tanto più nell’Urbe derelitta che negli ultimi anni ha conosciuto solo tableau vivant di famiglie di cinghiali, e sacre rappresentazioni sanguinarie di pedoni aggrediti da famelici gabbiani. Una porchetta, che profuma di forno anche nella versione marmorea, è un inno alla gioia. Tranne, ovviamente, per la masnada di dementi animalisti  da tastiera che hanno starnazzato contro “la statua all’olocausto” (e chissà se si sono accorti della loro gaffe razziale), opera “triste e macabra”. Andrebbe tutelata nei suoi diritti, la sacra porchetta. Piegate le orecchie, respect!

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