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Contro Mastro Ciliegia

Sei alla carbonara

Maurizio Crippa

C'è davvero qualcosa di magico nei numeri. Il governo ha deciso che si potrà mangiare al chiuso al ristorante, ma in non più di sei (6). In sette ci si ammala di sicuro, sembra di capire. Ma se siete due nuclei famigliari, vale il montiplicatore e si può essere di più. Quanti? E chi lo sa. Per ora, accontentatevi delle magie della numerologia del Cts

Ci dev’essere davvero qualcosa di magico, nei numeri. Anche a non essere cabalisti, ci si deve rassegnare all’evidenza. Ci dev’essere qualcosa di speciale soprattutto nel numero sei (6, o VI in numerazione latina). Era già capitato un annetto fa, quando un Boris Johnson non ancora rinsavito, ma sulla via della guarigione aveva decretato la liceità di incontrarsi nei luoghi aperti: ma in non più di sei persone per volta. Six è safe, seven becchi il Covid. Chissà perché. Pensammo a un’estensione della teoria dei sei gradi di separazione. Il caso si ripresenta ora, da noi. Alla fine di un forsennato testa a testa tra governo e aperturisti, le regioni hanno vinto sui posti a tavola: se c’è zona bianca non ci sarà nessun limite per mangiare al ristorante  all’aperto (dunque organizzeranno anche i matrimoni sui marciapiede? Aiuto!). E se invece si magia al chiuso, al ristorante si potrà essere in sei. Sei, non sette. E ricordatevi che in cinque si può solo giocare a briscola chiamata. Però poi, magia della magia, l’appartenenza a due nuclei familiari fa da moltiplicatore, anche la chiuso. Si potrà essere nove? Dodici? Diciotto o ventiquattro? Misteri di un numero che è il doppio del perfetto. Dura fino al 21, poi chissà.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"