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Contro Mastro Ciliegia

Bandierina Egonu

Maurizio Crippa

Per rappresentarci a Tokyo 2020, il Coni ha scelto Elia Viviani e Jessica Rossi. "Ma noi proviamo un po' di rammarico per Paola", dice il Corriere del #MeToo

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“Sarebbe fantastico, un onore pazzesco”. Paola Egonu, pallavolista, sarebbe stata felice di essere portabandiera per l’Italia alle Olimpiadi. L’idea in realtà non era proprio sua, ma di Gaia Piccardi del Corriere. Poi il Coni ha scelto, o meglio in epoca di tensioni di genere ha scelto di non scegliere e i portabandiera sono diventati due, il ciclista Elia Viviani e la tiratrice Jessica Rossi, ori olimpici. Ottima scelta e per Egonu sarà per la prossima volta.

 

Invece al Corriere ci sono rimasti male e la columnist Elvira Serra ha scritto: “Un po’ di rammarico possiamo ammettere di provarlo, perché Paola Egonu avrebbe rappresentato non solo noi, ma anche ‘gli altri’: quelli che ancora non riescono a fare coming out, quelli che ancora ricevono insulti razzisti”. Come dire che Viviani e Rossi non ci rappresentano tutti. Per Serra sarebbe stato diverso. Ma “diverso” non indica un valore: buono contro cattivo, bello invece di brutto. Diverso non è migliore, è semplicemente non uguale. Farne una malattia o peggio una mezza campagna giornalistica, che è più ridicolo, è una forzatura. Dire “l’arcobaleno splende dopo un temporale” e trasformare una persona nella “parte migliore di noi” è farne una bandierina. Forse eccessiva, sventolata da un giornale mainstream.

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