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contro mastro ciliegia

Luana e i silenzi

Maurizio Crippa

La morte in fabbrica della giovane operaia di Prato ha commosso e conquistato, giustamente, le prime pagine dei giornali. Molto meno giusta è la disattenzione che la stampa e le televisioni riservano di solito a una tragedia che uccide due persone ogni giorno

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Muoiono in Italia in media due persone al giorno sul posto di lavoro. Al lavoro. Muoiono per lavorare, cioè per vivere. Ed è il più orrendo dei paradossi. Solo nel primo trimestre di quest’anno sono morte 185 persone per lavoro, sul lavoro. Un dato peggiore dell’anno prima, ma per chi abbia attenzione a queste cose non è una notizia inedita: i morti sul lavoro crescono quasi ogni anno, e non diminuiscono mai. Solo che la tragedia non si risolve, anche perché non se ne parla. E’ capitato più di una volta, in passato, di notare in queste righe questo assurdo silenzio. Ma ormai anche il concerto del Primo maggio è un palcoscenico muto. L’altro giorno a Montemurlo, Prato, è morta Luana D’Orazio, un’operaia di 22 anni del settore tessile. Non è uno dei settori più rischiosi. Ma lei è morta, aveva una bambina ed era una giovane donna molto bella. Così è stato più facile (facile, diciamo così) per i giornali, per i telegiornali, mettere la foto e la notizia in prima pagina. E vorremmo dire che questa attenzione è un dono che, con la sua morte, Luana ha fatto a tutte le persone morte sul lavoro come lei. Ma che giornali e televisioni, per rompere il loro brutale silenzio, abbiano dovuto aspettare una giovane mamma, perché evidentemente fa più notizia, è un fatto che parla da solo.

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