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Walesa, uomo libero

Maurizio Crippa

Mentre milioni di europei come tanti girini impazziti hanno una paura ridicola delle conseguenze della "punturina", l'ex presidente polacco va in ospedale e dice:  "Non so se ci ci rivedremo, o quando ci rivedremo".  Chi non ha paura della vita non ha paura nemmeno della morte

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Milioni di persone, in Italia e in Europa, si agitano come girini nello stagno, impazziti di paura per l’ipotesi remota che il vaccino che potrebbe salvarli gli faccia venire anche un po’ di febbre (il rischio è questo, al momento) tanto da convincere i loro governi a sospendere, cautelosi. E’ la paura della punturina, succedaneo della paura della morte. Che forse nasconde in sé anche la paura della libertà. Poi c’è l’ex presidente polacco Lech Walesa, il leader che sfidò il comunismo ai cancelli dei cantieri di Danzica. Vinse, la Polonia fu libera. Ha 77 anni, non sta bene ed è stato ricoverato per un intervento. Prima di andare in ospedale ha lasciato un videomessaggio con questo saluto: “Vado in ospedale. Quello che verrà dopo, solo il tempo lo dirà. Quindi, poiché non so quando ci rivedremo o se ci rivedremo, vorrei dire che ho fatto di tutto per servire bene la nazione. Alla prossima volta, se il destino mi permetterà di restare ancora un po’ su questa terra. Altrimenti, pregate per me”. Un modo di andarsene, se se ne andrà, senza paura, come quando guidava Solidarnosc e sfidò il potere sovietico. Perché ha sempre vissuto da uomo libero, anche quando era in catene, senza paura della vita, e dunque neanche della morte. Fortunato lui, fortunati noi ad averlo avuto.

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