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contro mastro ciliegia

Meno uccellacci per tutti

Maurizio Crippa

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Uno dei momenti più tragicomici, nel passato anno della pandemia, è stato quando la premier danese Mette Frederiksen si è presentata in lacrime davanti alle telecamere per fare mea culpa per i milioni di visoni uccisi a causa della prevenzione del virus Covid, di cui sono, o sarebbero, pericolosi portatori. In tutto il mondo le persone morivano a grappoli, ma niente: nei paesi evoluti si piange per i visoni.

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Gli storni di Roma, o altri uccelli di piccola taglia che a tratti offuscano il cielo come nubi in rapida corsa, oppure stazionano sugli alberi e i fili dell’elettricità, non sono portatori di virus. O almeno non pare. Quel che è sicuro, è che sono da anni in numero fuori controllo, e sono micidiali produttori di guano che ricopre le teste dei passanti (umani), ricopre le auto in sosta, si trasforma in micidiale sciolina sotto le ruote dei motorini propiziando rovinose cadute sui viali lungo il Tevere. Bene, in barba ai divieti di Virginia Raggi, l’altra notte i botti a Roma si sono moltiplicati, sprecati. E si è assistito al seguente fenomeno (in)naturale: centinaia di uccelli sono morti, in pochi minuti, di spavento. Forse di infarto. Va bene, lavoro in più per il non già efficientissimo servizio della monnezza. Ma anche chili di guano in meno sulle strade. Manco male, no? Invece si sono sprecati i commenti tragici, che se fosse stato un attacco di terroristi islamici ci si sarebbe indignati di meno: “E’ uno dei dati più allarmanti del bilancio della notte di fine anno a Roma”. A Roma, dove ieri i contagi sono aumentati ancora. Ma niente, si piange sul guano versato.

 

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