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Chiedere scusa per mons. Viganò, l’obnubilato di Trump

Maurizio Crippa

Come Giovanni Paolo II, anche il successore potrebbe fare ammenda per tutte le nomine che non ha azzeccato, o proprio toppato, quando regnava

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Ora che per motivi indipendenti tornano gli elogi alle “scuse per gli errori della chiesa” che san Giovanni Paolo II pronunciò, verrebbe da suggerire al suo successore ora Emerito di fare altrettanto, su un tema anche meno impegnativo: fare ammenda per tutte le nomine che non ha azzeccato, o proprio toppato, quando regnava. Tipo spedire a far da nunzio negli Stati Uniti un sovrano (non ancora sovranista, quello verrà dopo) imbecille come l’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Che per anni non si accorse, ad esempio, che il card. McCarrick era gay, salvo poi darne la colpa a Bergoglio e chiederne le dimissioni: del Papa. Poi si è dedicato al gossip e alla pubblicistica dark tipo “la diocesi delle nebbie”. Adesso ha scritto a Trump per metterlo in guardia circa l’esistenza di una “deep church” di figli delle tenebre che se la intende con i neri e pure con i gay e lo Stato imperialista delle multinazionali e che è contro di lui, il presidente che invece guida i figli della luce. E ovviamente, lo sventolatore di Bibbie della Casa Bianca lo ha ringraziato su Twitter. Che coppia. Più che figli della luce, obnubilati.

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