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Darsela Agamben

Maurizio Crippa

Il filosofo è l’intellò di maggior pedigree a predicare, da mesi, che il coronavirus non esiste, è una diceria dell’untore. E che la nostra reclusione sia il vero complotto

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Giorgio Agamben ha compiuto ieri 78 anni, sta in salute ma con le direttive di Colao non lo faranno andare a spasso né dal 27 aprile e manco dal 4 maggio. In base alla retromarcia del transeunte Fraccaro, potrebbe però partecipare alle cerimonie del 25 aprile, casomai gli fregasse nulla. In casa, vecchietto. Si sa però che i filosofi, a parte i peripatetici, non hanno bisogno di uscir di casa per fare danni. Bastano le parole. Agamben è l’intellò di maggior pedigree a predicare, da mesi, che il coronavirus non esiste, è una diceria dell’untore. Non è di quelli che pensano che sia un complotto cinese. No, lui è proprio convinto che non esista, come Severino il non-essere. E che lo stesso concetto di epidemia sia “estraneo alla medicina ippocratica”, alla quale del resto era estraneo anche il concetto di genoma. Ma è un filosofo, non un medico. E nel sillogismo con cui ce la mena da mesi ritiene che, non essendoci il virus, la nostra reclusione sia il vero complotto, contro la libertà: “Sta nascendo un dispotismo e sarà peggiore di quelli del passato”. Ma sticazzi, roba da darsela Agamben.

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