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Il paziente du’ palle

Maurizio Crippa

Il governo ha preso molto a cuore il nostro benessere psicologico, intanto che rischiamo ancora di ammalarci come pazienti N alla decima e, soprattutto, quando usciremo. Ecco cosa hanno in mente

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Ieri c’era l’intervista al famoso Paziente 1, Mattia Maestri si chiama. Se l’è vista brutta, non ha colpa di niente e adesso è guarito. Ne siamo felici. Poi, sulla intrinseca necessità dell’intervista per fargli raccontare cosa ha provato, anche boh. Ma pare che la gente ritenga molto importante sapere tutto delle disgrazie altrui. E’ un problema clinico che andrebbe affrontato su scala nazionale, come guardare “La vita in diretta”. Ma il governo ha preso molto a cuore il nostro benessere psicologico, intanto che rischiamo ancora di ammalarci come pazienti N alla decima e, soprattutto, quando usciremo. Il Comitato tecnico scientifico, insieme alla mitica task force, sta preparando un test psicologico da somministrare a un campione di 150 mila persone. Centocinquantamila. Con domande da cui dovrebbe dipendere la nostra salute, meglio di un test sierologico. Tipo: “Ritieni che la tua vita possa ambiare dopo Covid-19?”; “Ti capita spesso di avere pensieri negativi durante la notte?”. Quando avremo finito di essere detenuti, ci ammaleremo di una nuova sindrome: i Pazienti du’ palle.

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