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Ha stato un caso

Maurizio Crippa

Beppe Sala in versione Jena Plissken in Fuga da New York, la curva dei morti che non scende, e nessuno che dopo quaranta giorni si assuma il rischio di spiegare, o di ammettere: non so

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Okkey, staremo fermi, immobili, anzi con le finestre sbarrate per far fuori il sole. Perché ormai l’abbiamo capito, ha stato quel maledetto weekend da coglioni, quelli in Liguria e quelli a sciare, persino a Colere, un posto che non ci andrebbero nemmeno i bergamaschi. E’ successo di tutto, ogni genere di errore, in Lombardia, ormai è chiaro che più tragicamente non si può. Partite di calcio, mancate zone rosse, errori al limite del pensabile di chi doveva smistare il traffico di tamponi, mascherine, ricoveri e case di riposo. Epperò, Milano è blindata d’assedio. Con i posti di blocco, i droni, i controlli fin su alle seconde case. Sarà in funzione un vero “piano anti fuga”. E Beppe Sala in versione Jena Plissken in Fuga da New York: “Troppe auto verso i luoghi della villeggiatura”. E noi in casa, pazienti. Perché si sa: abbiamo stati noi. Però. La curva dei morti che non scende, i contagi pure, la Lombardia che messa peggio c’è solo New York, ma almeno lì ha stato Trump, e i bollettini che non si capisce neanche più se ci sono meno intensivi perché intanto sono morti. E nessuno che, oltre ai numeri, dopo quaranta giorni si assuma il rischio di spiegare, o di ammettere: non so. Solo distinguo sempre più pietosi. Che vogliamo dire? Ha stato un caso?

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