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I morti e le quindicimila multe di chi non li rispetta

Maurizio Crippa

Le contravvenzioni degli ultimi due giorni vogliono dire non aver capito bene quello che sta succedendo

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Qundicimila cerchiolini, come fossero altrettanti verbalini tricolori, abbiamo messo sulla nostra cover per ricordare senza retorica i quindicimila nostri connazionali morti (finora) per il coronavirus. Verbalini, nel senso che certificano, meglio di un bollettino delle 18, che “non è andato tutto bene”, anche se abbiamo tentato tutti di dare il meglio, a partire dai medici e dagli infermieri che hanno provato invano a curarli. Una bandiera di cerchiolini che però suonano come un monito per quelle quindicimila contravvenzioni fatte dalle forze dell’ordine nelle ultime 48 ore a persone che hanno violato i divieti sugli spostamenti. E certo, quindicimila significa che tutti gli altri si sono comportati bene, bravi italiani. Perché in totale, dall’undici marzo, più di quattro milioni di persone sono state fermate per un controllo. Ma è quel dato temporale che rattrista, che getta l’allarme, tanto quanto le foto che compaiono random, mostrando strade con molta gente. Quindicimila in due giorni vuol dire non aver capito bene. Vuol dire non rispettare il dolore di quei quindicimila cerchiolini. Che non sono disegni, sono persone. I nostri morti.

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