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Gothic novel alla milanese con depressione da untori

Maurizio Crippa

Peggio del coronavirus, peggio dell’aviaria. Pare che ci sia in giro a Milano una “avvelenatrice di piccioni” che sparge riso o mais avvelenato

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C’è il nostro caro presidente che parla all’Italia tutta, così sarà contento pure Ezio Mauro, tranquillizzante come un plaid quando hai l’influenza: “Dobbiamo assolutamente evitare stati di ansia immotivati e spesso controproducenti”. Per limitarci qui a Milano, il capoluogo della regione rossa (scusaci Bonaccini), c’è Beppe Sala che ripete su con la vita! E lavorare bene come sappiamo fare noi. E qui di sopra, l’arcivescovo emerito ci spiega come salvarsi comunitariamente dal terrore che atterrì persino Renzo Tramaglino. Bene. Una delle tante cose da fare, per recuperare calma e fiducia, sarebbe cercare di togliersi, qui a Milano, quell’aria da untori che ci hanno sputazzato addosso, e senza mascherina. Però – sarò pessimista, sarà che mi piacciono le gothic novel – c’è questa storiella infernale, sembra un Edgar Allan Poe con due spritz di troppo. Racconta il Giorno, sentinella delle cronache, che qualche sera fa, c’era un freddo becco e Piazza Duomo vuota e buia come negli Anni di piombo, qualcuno ha scoperto una improvvisa moria di piccioni. Stecchiti. Tanti. Lì sotto la Madunina. Peggio del corona, peggio dell’aviaria. Pare (pare) che ci sia in giro una “avvelenatrice di piccioni” che sparge riso o mais avvelenato. Ma te pensa, ’sta untorella. Ci mancava. Qualcuno l’ha pure avvistata, e speriamo che racconti in giro che aveva un accento bavarese. Se no qui non ne usciamo più.

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