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“Senza fine, il processo è senza fine”. Il giurista le canta

Maurizio Crippa

Giovanni Flora s’è messo davanti al microfono e ha cantato. Ma invece della litania malinconico-depressiva di Gino Paoli, c’è una perfetta confutazione musicale, e un tantino più disperante, del processo lungo: anzi ormai “senza fine”

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La voce non è esattamente quella di un crooner, l’outfit da avvocato non proprio confidenziale, alle spalle una libreria di legno che pare un mobile da sacrestia. Ma il testo della cover è ben trovato, nel gioco del paroliere Fausto Giunta (citato nei credit). Gira da ieri in rete un video geniale, già di culto tra i connoisseur e i garantisti che non ne possono più di Bonafede. L’avvocato professore di Diritto Giovanni Flora s’è messo davanti al microfono e ha cantato Senza fine. Ma invece della litania malinconico-depressiva di Gino Paoli, c’è una perfetta confutazione musicale, e un tantino più disperante, del processo lungo: anzi ormai “senza fine” mercé l’abolizione della prescrizione.

 

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Due minuti di pura cultura giuridica messi in canzonetta: “Senza fine, il processo è senza fine / Non ha oggi non ha domani / è tutti i giorni tutti gli anni / finché vive l’imputato / che non ha patteggiato”. Ondeggia un po’ gigione, un po’ rassegnato, l’avvocato: “Che ci importa della CEDU / che ci importa della Pintu / l’importanto è che durante / si diverta il giudicante”. Lo scorso anno il ministro della Cultura australiano si era messo a cantare sulle note di The Sound of Silence; il ministro Gualtieri, con l’aplomb di un Segovia redivivo, ha eseguito alla chitarra Bella ciao. Ma quelli erano divertissement. Chissà se, con la musica di Gino Paoli, qualcuno ascolterà. Senza fine, la giustizia è senza fine, “sopravvive una speranza / che col tempo cresce e avanza / e diventa un’ossessione e si chiama prescrizione”.

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