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La Piattaforma Roussov

Maurizio Crippa

L'Ucraina nega l'ingresso al giornalista Rai Marc Innaro, e considera Al Bano e Toto Cutugno una “minaccia alla sicurezza nazionale”. Un filino paranoici, no? 

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Forse dovremmo ribattezzarla Piattaforma Roussov. Kiev era famosa per la Grande porta di Musorgskij, ora sembra il portale della Kasaleggiov Associatov. Il sospetto un tempo era l’anticamera della verità, ora è una Promenade ai quadri per un’espulsione. Dall’Ucraina. Ieri hanno rispedito a casa il giornalista Rai Marc Innaro, giunto lì da Mosca per seguire le elezioni, con regolare accredito. In sospetto di essere spia di Putin per il solo fatto di lavorare a Mosca. Devono averlo giudicato pericoloso almeno tanto quanto Al Bano, che è appena stato classificato “minaccia alla sicurezza nazionale” per via delle sue melodie che piacerebbero a Putin. E persino Toto Cutugno (giuro) ha avuto delle noie a cantare in Ucraina, sempre per colpa di una qualche frequentazione russa.

 

La black list degli artisti “nemici dell’Ucraina” c’è dal 2015 e Depardieu ha già vinto almeno un paio di Oscar. Ora, l’Ucraina. Io non ho nulla contro l’Ucraina (lo dico anche perché un giorno vorrei visitarla, la culla religiosa della Grande Madre Russia, e mi spiacerebbe non poterlo fare per colpa della versione russa di Felicità che ho nella mia playlist), inoltre ho una venerazione per il Colonnello Lobanovsky e la Dinamo Kiev. Per il resto non ci capisco nulla: li hanno invasi, non li hanno invasi? C’è uno scisma ortodosso per colpa di Putin, o c’è l’invasione per colpa dello scisma? Insomma, detto questo: sono un filino paranoici, no? Roba che manco alla Kasaleggiov Associatov, appunto. E comunque: è mai possibile che tutti gli amici di Putin vogliano cantare a Kiev, e invece a Washington tengono tutti la bocca chiusa?

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