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Apologo musicale sui 5 stelle

Maurizio Crippa

La storia del plagio di Al Bano e Michael Jackson ricorda quella del partito dell'onestà

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Avere tra i propri collaboratori un archivio enciclopedico in forma umana come il nostro Maurizio Stefanini è una cosa da ringraziare sempre il cielo. Ad esempio, nel giorno in cui arriva la notizia che Paris e Prince non sono figli di Michael Jackson e ti sorprendi a pensare: se lo fossero, oggi come oggi, dopo il trattamento che gli ha fatto Hbo, si prenderebbero una strizza che manco i bambini sull’autobus della Paullese, solo lui poteva raccontarti questa storia, che ovviamente ignoravo (voi no, vabbè). La storia del plagio di Al Bano e Michael Jackson. Molti anni fa Al Bano fece causa al quasi altrettanto famoso cantante ballerino, sostenendo che gli avesse copiato una canzone, I cigni di Balaka con il brano Will you be there. Non ho mai sentito né l’una né l’altra, non me ne sarei mai accorto. Storie di orgoglio ferito e carte bollate, finché un tribunale italiano stabilì che non c’era alcun plagio, anzi ce n’erano due. Entrambi i cantanti, perdendosi nei meandri delle vie del blues, avevano copiato altre canzoni del passato. Dunque nessuno poteva vantare un privilegio di originalità. E’ una storia che non significa nulla, ma mi ha divertito molto. Soprattutto, perché, riflettendoci bene, sembra la storia dei Cinque stelle: pensavano di avere l’esclusiva politica della mancanza di peccato originale, e invece hanno copiato tutti gli altri.

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