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Cattivissimo Compact. Come spararli meglio a casa loro

Maurizio Crippa

“Aiutiamoli a casa loro” è sempre stato lo slogan preferito di Salvini. Ora non va più bene e così il governo si sfila dall'accordo Onu sui migranti 

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Tecniche di retromarcia. Si potrebbe chiamare così, parafrasando la Tecnica del colpo di Stato cara al buon Malaparte, lo stile preferito del governo. “Aiutiamoli a casa loro” è sempre stato uno dei pochi punti chiari e fissi come un chiodo fisso del Salvini pensiero. Poi è arrivata la simpatica Silvia del Kenya, e il berciare popolare deve aver suggerito a Salvini che neanche quello va più bene. Così ieri, out of the blue come gli piace fare, il ministro dell’Insicurezza ha detto che niente, l’Italia non sottoscriverà il Global Compact for Migration: un papiro dell’Onu più innocuo di quelli sul climate change, non certo la firma in bianco di un armistizio di fronte ai negher, che del resto i giallo-verdi avevano detto che avrebbero firmato (forse era nel contratto, o forse no).

Il Cattivissimo Compact è niente di che: traccia alcune linee guida per la gestione dell’immigrazione e dell’accoglienza dei richiedenti asilo, fissa 23 obiettivi non proprio inediti, come “affrontare e ridurre le vulnerabilità dei migranti”. Ma per il momento, retromarcia. Tanto, basterà il decreto sicurezza ad allagare di irregolari le strade. L’importante è poter sparare a vista, perché come dice Giulia “Lara Croft” Bongiorno, “se sento passi in casa sparo a vista. Così a firmare il Global Compact for Migration a Marrakech non andrà nessuno. Ma se proprio ha bisogno una controfigura, Salvini potrebbe mandare quel bel tomo arreastato a Macomer, quello che voleva divertirsi con l’antrace. Spariamoli a casa loro.

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