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Brunaio, il mese in cui Vespa pigia nel tino Davigo

Maurizio Crippa

Il conduttore di "Porta a Porta" dà fiato al paese che non ne può più dei forcaioli

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Il sapido Aldo Grasso ha proposto di chiamare “Brunaio”, riformando il calendario giacobino, il mese in cui piovono le anticipazioni di Bruno Vespa. È stato buon profeta. Uscito dal suo salotto di poltrone imbiancate e assiso sulle cadreghe di Floris, l’epoca dei giacobini ha finalmente fatto a pezzi. Manco pigiasse coi piedoni nei tini l’uva del suo vino. C’era, sull’orlo di una crisi di nervi, Davigo: “Il problema è che, mentre mia nonna aveva la foto di Giovanni XXIII sul comodino, il dottor Davigo sul comodino ha le manette. Lui si sveglia dicendo: ‘Oggi a chi tocca?’”. Applausi.

 

Si difende, l’ayatollah: “I due problemi nel nostro paese sono il crimine organizzato e la devianza delle classi dirigenti”. (Urca). Ma Vespa, garantista a muso duro: “Alcuni esponenti della classe dirigente, non tutti. Si tratta di una parte minoritaria di essa. Ed è già troppo”. Il Dottor Sottile sposta la palla, è colpa dei giornali: “Di solito quello che viene scritto sui giornali è il riassunto di quello che avviene nelle aule processuali. E questa è un’anomalia, perché altrove, invece, il circuito è rovesciato”.

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Ma Bruno è spietato, forse sono trent’anni che ce l’ha sul gozzo: “Veramente voi di Mani Pulite siete stati dei maestri a riguardo”. La prescrizione, ultima mazzolata: “E’ aberrante”, se non riformi il processo penale i giudici possono andare avanti all’infinito. Il vento di Brunaio dà fiato al paese che ne ha le palle piene, dei forcaioli. È così chiara, l’aria, che spunta persino (persino!), il tenero Floris: “Dottor Davigo, i magistrati fanno quello che vogliono”. C’è nell’aria un profumo nuovo, o forse d’antico: è Brunaio.

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