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Perché con Meloni non serve manco il fascistometro

Maurizio Crippa

L'ultima della leader di Fratelli d'Italia è proporre il 4 Novembre festa nazionale

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L’ottimo e puntuale @christianrocca, che usa Twitter come un martello antipopulista, ogni volta che Giorgia Meloni dice una scemenza delle sue, ogni giorni in pratica, digita con metodo ammirevole: “Ma com’è possibile che Meloni sia stata ministro della Repubblica?”. Io ho provato anche a rispondergli “perché non provi a chiederlo a Berlusconi?”, tanto per la memoria: ma che importa poi, sono cose del passato. Il problema di Meloni è che vorrebbe farlo ancora, il ministro, e stavolta sarebbe anche peggio. Ieri ad esempio se n’è uscita a dire che vorrebbe riportare il 4 Novembre festa nazionale, perché “è una festa molto più unificante di altre feste che oggi sono festa nazionale”, intese il 25 aprile e il 2 giugno, che sarebbero “più divisive”. E che anche oggi bisogna difendere l’Italia della minaccia alla sovranità economica e politica. Si tratterebbe di spiegarle che la Prima guerra mondiale nazionalista fu causa della Seconda, e dei fascismi, e le due feste che lei tanto schifa ricordano la fatica che c’è toccato fare per liberarci dei danni fatti in quel buio passato. Ma in fondo che importa, anche questo è il passato. E non c’è manco bisogno del fascistometro.

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