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Help, l’intelligenza artificiale è psicopatica e dipinge male

Maurizio Crippa

Al Mit di Boston stanno progettando la “prima intelligenza artificiale psicopatica”, la chiameranno Norman in onore di quello di Psycho

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Passare per passatisti, di questi tempi, è fin troppo facile: sei di quelli che vorrebbero tornare a prima della penicillina e, oggi come oggi, perché no?, anche a prima delle autostrade. Però, a costo di correre il rischio di essere uno vorrebbe viaggiare col cavallo a dondolo: non vi pare che con l’intelligenza artificiale, e con il suo destino manifesto di sostituire il mondo come (nostra) volontà e (nostra) rappresentazione con un duplicato a (sua) immagine e somiglianza, stiamo correndo troppo? Ad esempio: al Mit di Boston stanno progettando la “prima intelligenza artificiale psicopatica”, la chiameranno Norman in onore di quello di Psycho. Dicono che serve a sperimentare come le AI imparano dall’ambiente in cui sono inserite. Un’idea bellissima. Ma se un giorno il robot mi si infilerà sotto la doccia, con un coltellaccio e la parrucca della Montalcini? A New York quelli di Christie’s, invece, stanno per mettere all’asta per la prima volta nella storia un’opera d’arte creata dall’intelligenza artificiale. Un Ritratto di Edmond Belamy, esponente di una famiglia ovviamente mai esistita, pardon artificiale, e più inquietante di quello di Dorian Gray. A vederlo in fotografia, è anche più brutto di Gianluigi Paragone al naturale. Ne vale davvero la pena?

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