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Evviva Woody Allen alla Scala. Inni alla gioia

Maurizio Crippa

Il regista arriverà con il suo allestimento del Gianni Schicchi di Puccini

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Succedono anche le cose belle. Mentre Asiuccia Argento si appresta a diventare giurata di “X Factor”, nel vero tempio della musica popolare italiana, la Scala, annunciano la nuova stagione e nei trend topic ci sarà Woody Allen. Sì, il reietto, il porco. Quello che ha tutta la famiglia che si fa da anni sanguinosa guerra su quanto era maiale. L’ex dio di Manhattan che adesso non lo farebbero entrare più neanche in un negozietto di vinili del New Jersey. Arriverà in veste di regista d’opera, con il suo allestimento del Gianni Schicchi di Puccini messo in scena nel 2008 alla Los Angeles Opera, quando il mondo aveva ben altre crisi a cui pensare. Bravi, nell’anno in cui il Metropolitan Opera House ha licenziato James Levine, per manoleste di decenni fa. Rossini e Paganini soffrivano le pene dell’inferno per la sifilide, perché non conducevano vite esattamente improntate alla correctness, ma ciò non gli ha vietato di produrre note sublimi. E Woody Allen se la cavicchia con il clarinetto meglio di come Bill Clinton se la sia mai cavata col sassofono, tanto per citarne un altro che adesso non lo farebbero entrare al Metropolitan, ma confidiamo che il buon Alexander Pereira prima o poi gli offrirà una soirée. Perché la musica è così, bisogna badare al piacere, del resto a dirigere l’orchestra della Scala c’è Riccardo Chailly, uno che racconta felice: “Quando dirigo la Terza sinfonia di Mahler, arrivato alla melodia dei violini del quinto movimento alla prima lettura io canto sempre ‘All my troubles seemed so far away’, perché sono le stesse note di Yesterday”. Inni alla gioia.

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