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Quattrocentosessanta donne (in più) nell’abisso del Pd

Maurizio Crippa

Il partito precipita e forse il manifesto “TowandaDem” contro il dominio maschile non è la priorità 

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Devo confessare, per quel chi mi interessa della politica italiana, di recente, non ci vedo il quid e il casus belli. Però, a occhio, mi pare che il Pd, inteso il partito già e non più di Matteo Renzi, abbia altre gatte da pelare. Dal che fare con Giggino di Maio al “ritorno nelle periferie”, che sarebbe stato un bel titolo per Jack London, ma per Maurizio Martina sembra davvero sprecato. Però, che in tutto quel bailamme che hanno, ci siano quattrocentosessanta donne del Pd (460, che oggi come oggi sono quasi metà dell’elettorato) che si schierano contro i vertici Pd con un manifesto intitolato “TowandaDem” e si scagliano contro il dominio maschile (ma perché non chiamarlo patriarcale, che almeno viene anche la Boldrini con Asia Argento?) fa effettivamente ridere.

  

“Il Pd è sovrastato nella rappresentanza femminile parlamentare dal M5s e dalla destra”, scrivono. “Un gruppo dirigente sempre più chiuso e muto si trincera in delegazioni e ‘trattative’ di soli uomini”. Una volta si trinceravano nei cinema, per soli uomini. Infine un perentorio: “E’ arrivato il momento di passare dalle promesse alle azioni. Vogliamo essere protagoniste della necessaria fase costituente del Pd a cominciare dall’effettiva rappresentanza paritaria ad ogni livello”. Insomma, di quei machisti ammosciati à la Franceschini non si fidano più. Bene, avranno anche ragione, e il contributo delle donne non lo staremo certo a mettere in dubbio. Ma appunto, per come sono messi, i dem, si può dire questo, senza passare per Weinstein? Se nel disastro abissale in cui il Pd sta precipitando siano in maggioranza i maschi, le femmine, o se siano invece in perfetta parità di gender, chissenefrega?

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